Legge di Bilancio 2020 – Dibattito su Agenzia delle Ricerca e modifiche al Dlgs 218/2016

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  • Questo topic ha 7 risposte, 3 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 4 anni, 2 mesi fa da Antonio Cardone.
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    • #8251
      Vito Mocella
      Moderatore

        Nel corso della recente assemblea del 20 Nel corso del recente Incontro-Dibattito, tenutosi il 20 novembre a Napoli sono stati affrontati alcuni argomenti di rilievo per l’intera comunità.
        Per quanto riguarda l’ Art. 28 (Istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Ricerca e altre misure di sostegno alla ricerca e all’istruzione) e l’Art. 29 (Modifiche agli articoli 9 e 12 del Decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218 – Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca ai sensi dell’articolo 13 della legge 7 agosto 2015, n. 124) del disegno di legge di Bilancio in discussione attualmente alle Camere, a valle del confronto, è stato elaborato un documento che racchiude le proposte emerse ed è stato inviato alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato ed al Ministro Fioramonti.
        Trovate qui il testo contenente le proposte elaborate.
        Nei giorni successivi sono seguiti una serie di incontri con il Sottosegretario Giuseppe De Cristofaro
        e con alcune senatrici e senatori della Commissione Cultura, cui sono state illustrate le proposte elaborate.

        Ci auguriamo che questo sia il primo passo di un ampio dibattito della comunità scientifica del CNR.

        GRUPPO MOBILITAZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE

      • #8262
        salvador@ifc.cnr.it
        Partecipante

          Mentre la comunità scientifica cerca di far applicare l’articolo 13 della 124/2015 (…inquadramento della ricerca pubblica in un sistema di regole piu’ snello e piu’ appropriato a gestirne la peculiarita’ dei tempi e delle esigenze del settore, nel campo degli acquisti, delle partecipazioni internazionali, dell’espletamento e dei rimborsi di missioni fuori sede finalizzate ad attivita’ di ricerca, del reclutamento, delle spese generali e dei consumi, ed in tutte le altre attivita’ proprie degli EPR; c) definizione di regole improntate a principi di responsabilita’ ed autonomia decisionale, anche attraverso la riduzione dei controlli preventivi ed il rafforzamento di quelli successivi;)
          la pachidermizzazione della Sede Centrale va avanti imperterrita con la circolare 30/2018 e il suo recente “aggiornamento”.
          … o forse ci è sfuggita la richiesta interna di 12 udp (8 avvocati+4 tecnologi) per l’ufficio “contenzioso”; altri avvocati (3, cui si aggiungono altri 3 professionisti) servono anche al Patrimonio edilizio e ai Contratti.

          Poi ci chiediamo perché i “cervelli” fuggono e chi vince un ERC va a farlo all’estero!

        • #8267
          Antonio Cardone
          Partecipante

            In relazione alla lettera con le proposte elaborate, constato purtroppo la mancanza di una chiara presa di coscienza nel CNR di quelli che sono i problemi più gravi. Nel CNR, tanto se si fa riferimento al CCNL, che alla carta dei ricercatori, ogni ricercatore è di fatto un dirigente della propria ricerca, ovvero capace di portare avanti la propria ricerca in piena autonomia. Questo implica, che per poterlo fare, il ricercatore CNR deve avere gli strumenti per poter fare ricerca. Ovvero deve avere la propria dotazione ordinaria di fondi con cui svolgere la propria ricerca, in piena autonomia e al riparo da qualunque forma di ricatto. Se la dotazione per fare ricerca è affidata ai progetti di ricerca, il ricercatore non è più dirigente della propria ricerca, e non è più libero di svolgere la propria ricerca. In questo caso, allora, se un ricercatore deve guadagnarsi i fondi per fare ricerca, allora è un imprenditore. Che avrebbe diritto anche di stabilire il suo stipendio, in base ai fondi che riesce a conquistarsi. Dunque è un privato che fa impresa. E’ altro. Almeno rispetto a quello che personalmente considero “il fare ricerca”. Siamo un ente in cui a dettare legge sono esterni all’ente (a volte è molto meglio perchè la pochezza di alcuni dirigenti del CNR, associata al loro servilismo è imbarazzante) e persino a livello centrale, non si conoscono e rispettano le leggi, i regolamenti e le sentenze. Nasce così la ridicola condizione per cui “l’autonoma determinazione dell’orario di lavoro” ribadita da un tribunale, diventa oggetto di fantasiosa interpretazione del dirigente di turno, che ignaro della legge e della sua valenza, ritiene di dettare le sue leggi. La repubblica delle banane. Il condimento, è in associazioni sindacali che invece di impugnare qualunque circolare o comando che sia in violazione del CCNL (la Costituzione del CNR), si affiancano al dirigente contro coloro i cui diritti dovrebbero difendere e contro la natura stessa per cui sono nati! Senza indipendenza ed autonomia economica non vi è Ricerca. Senza un fondo ordinario minimo garantito ad ogni Ricercatore per svolgere la sua Ricerca, non vi è ricerca. Assecondare la strategia dei progetti di ricerca come fonte di finanziamento della ricerca e considerare un merito per i ricercatori CNR la capacità di procurarsi tali fondi coi progetti, significa far finta che i progetti di ricerca siano valutati per la loro qualità e non per altro. Se vogliamo prenderci per i fondelli…Il CNR e la Ricerca in generale, potranno riprendersi solo ed esclusivamente nel momento in cui si capirà e si perseguirà l’obiettivo della necessità del ritorno al fondo ordinario per la Ricerca. Senza, la Ricerca non esiste. Esiste la ricerca dei soldi per la ricerca. Altro. I progetti possono costituire solo un fondo aggiuntivo per la ricerca, su temi particolarmente importanti sia a livello Nazionale che internazionale, ma solo come aggiunta e come stimolo per i ricercatori per temi che via via costituiscono al momento le priorità di un paese, di un sistema. Solo in questo senso i progetti hanno ragione di esistere. Se si usano i progetti per finanziare la ricerca, allora sono strumento per carriere e per politiche clientelari. Assecondarle implica far parte del sistema e si è degni di tale sistema. L’Agenzia Nazionale della Ricerca. Un’altro strumento di controllo che ha come unica motivazione introdurre un’altro apparato da cui si gestirà potere per poltrone, stipendi e carriere. L’opposto della Ricerca. L’opposto della libertà ed autonomia della Ricerca. Immaginare che esista una agenzia indipendente è francamente fanciullesco. Ci crede solo chi aspira a farne parte, perchè già interno al sistema. Non serve, se non ad alcune carriere e controllare meglio e più minuziosamente i Ricercatori. La valutazione ex post dei risultati dei progetti di ricerca non c’è! Ovvio! Sarebbe devastante visto il modo in cui vengono valutati i progetti e finanziati gli stessi! Può un sistema autotafaziarsi? Una commissione bicamerale per la nascita di un’altro Ente? Quindi il CNR cosa sarebbe? Una accozzaglia di pecoroni che necessitano di un pastore che li guidi? Non aggiungo aggettivi a quello che penso della proposta, se non che fare una tale proposta implica avere una tale idea di se stessi e dell’Ente di cui si fa parte, che autorizza gli esterni a considerare il CNR come un ente che necessità di una guida esterna. Molto diplomatico. Penso molto peggio. Mi rammarico profondamente per quanto viene fuori da un nucleo di persone che pensavo volesse con orgoglio cambiare radicalmente il CNR per riportarlo a quello che era un tempo, quando si era orgogliosi di farne parte. Cari amici, avete preso una strada sbagliata, che asseconda ciò che non si può assecondare. Occorre ribaltare completamente la visione, smettere di assecondare cercando di tamponare qua e là mantenendo un sistema sull’orlo del baratro. Tanto vale, altrimenti chiudere il CNR. Se si ha un minimo di dignità, senso e rispetto della propria funzione, della Ricerca quale strumento più alto per il progresso umano, allora occorre il coraggio di cambiare completamente tutto. Anche delle comode abitudini.

          • #8381
            gianluca.accorsi@cnr.it
            Partecipante

              Alle già dolenti “note” qui evidenziate, si aggiunge quella recente della “Circolare n. 32 prot. n. 0083246 del 22/11/2019 Trasmissione documento Linee Guida – Programma biennale degli acquisti di beni e servizi di importo pari o superiore a 40.000,00 euro e relativi aggiornamenti annuali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, annualità 2020-2021”.
              Praticamente siamo ai PIANI QUINQUENNALI SOVIETICI (o anche peggio) dove ci viene richiesto di prevedere le spese nell’arco di un biennio, magari con la sfera magica.
              Ora, se il ricercatore per provare a fare il suo mestiere deve diventare imprenditore o suddito e se non puo’ spendere i fondi quando e come ritiene necessario, la domanda che ciascuno si pone è fin troppo scontata.
              Tra l’altro, in un momento storico in cui il Governo (almeno a parole per bocca del Premier Conte) manifesta l’intenzione di stralciare la burocrazia nella ricerca rispetto a quella ordinaria della pubblica amministrazione.

              Si sta completando l’opera di rovesciamento: la ricerca al servizio dell’amministrazione.

            • #8382
              salvador@ifc.cnr.it
              Partecipante

                Caro Gianluca esiste una tragica coerenza tra quello che dici e il mio post dello scorso 26 novembre sulla ricerca di 14 figure di legali da adibire a due uffici della sede centrale.
                La nostra burocrazia interna è divergente ed è ormai gestita da meccanismi contabili e amministrativi centrali che non si curano di cosa serve e come dovrebbe operare la “rete degli Istituti” (né questo aspetto sembra interessare ai nostri “Vertici”) quanto piuttosto l’emissione e il rispetto di norme e regole sempre più stratificate.
                E per favore non veniamo fuori con “è colpa dell’europa”; i nostri colleghi all’estero rispondono alle stesse call nostre ma non hanno i nostri problemi.
                Ormai siamo arrivati al punto che un ricercatore si chiede se vale la pena di competere per un progetto perché se poi lo vince arriverà in fondo sfinito; ma non dal peso del lavoro di ricerca, piuttosto da quello di far passare tempestivamente gli ordini, reclutare nei tempi dovuti le persone se gli sevono, rendicontare, documentare, attestare, dichiarare.
                Questo sembra non interessare al nostro Ente che nulla ha fatto, né mi pare voglia fare, per migliorare la propria efficienza.
                Sono anni che si sventola l’idea di razionalizzare la burocrazia italiana (barocca, ipertrofica e soprattutto fine e funzionale a sé stessa): ci si sono fracassati tutti coloro che ci hanno provato.
                Speriamo che il rovesciamento si compia con questo Governo ma intanto mi accontenterei che gli Organi di governo e gestione del nostro Ente riflettessero su come contenere invece che alimentare il “paperwork”.

              • #8384
                Antonio Cardone
                Partecipante

                  Cari colleghi
                  esiste un solo modo per riportare la Ricerca nella dimensione che gli compete: abolire i progetti di ricerca come fonte di finanziamento della ricerca. Semplice e facile. Come sempre è un fatto di volontà. Si tratta di stabilire se la Ricerca deve essere Libera e liberamente svolta dai Ricercatori oppure è gestione di risorse per carriere col pretesto della Ricerca. Tutto il resto viene da se. L’unico momento fondamentale e strategico deve ritornare ad essere la Selezione dei Ricercatori, realizzata con il massimo scrupolo. Una volta selezionato il Ricercatore e quindi i Ricercatori migliori si danno loro gli strumenti per operare. Al primo posto il badget personale annuo minimo di cui necessita per fare ricerca. I progetti di ricerca devono essere un extra, su tematiche ben limitate e prioritarie per il paese e per la comunità scientifica internazionale, e devono servire a stimolare la Ricerca ed i Ricercatori migliori e più competenti nei settori strategici e raccoglierli intorno ad idee e lavori da condividere. Lasciando agli altri la possibilità di svolgere la loro ricerca, che sarà spesso la frontiera di domani. Eliminare tutti i potentati di valutazione e gestione dei progetti e delle carriere, poiché i criteri per valutare l’operato dei Ricercatori sono semplici quanto banali: Numero di pubblicazioni e impatto delle pubblicazioni. Cade in questo modo anche tutta la problematica delle rendicontazioni e della burocrazia, con annesso il sistema dell’amministrazione che non è più al servizio della Ricerca ma presume di controllare i Ricercatori. Ovviamente la porcata dell’agenzia nazionale della ricerca va esattamente nella direzione opposta. Tuttavia, serve anche oltre la presa di coscienza, la capacità e la volontà di cambiare il sistema in questa direzione. Lo strumento c’è ed è anche molto semplice: i Ricercatori devono smettere di fare progetti di ricerca e di essere fornitori insani di mesi uomo per i progetti. Si incrociano le mani per un anno, o quello che serve, per richiamare l’attenzione e determinare le scelte politiche. Perché le battaglie si combattono, non si aspetta che qualcuno le faccia per noi. Gli eventi si determinano, non si è determinati dagli eventi. Le discussioni servono come momento per una presa di coscienza, ma poi servono i fatti.

                • #8385
                  gianluca.accorsi@cnr.it
                  Partecipante

                    Condivido in pieno. Metterlo in pratica è molto difficile data la ormai diffusissima abitudine (a livello mondiale) di usare i progetti come fonte primaria di finanziamento.
                    Forse un possibile inizio sarebbe quello di far circolare tra tutti i colleghi una dichiarazione in tal senso e vedere quante adesioni si riescono ad avere.
                    O no?

                  • #8386
                    Antonio Cardone
                    Partecipante

                      il problema è proprio li, nei colleghi! Tra di essi ci sono quelli che hanno un gran vantaggio in questa pratica. Vantaggi che non sono garantiti da una Vera e Sana Ricerca.

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