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Lettera aperta alla ministra Fedeli sul precariato

Signora Ministra,

i governi di questa legislatura hanno proceduto alla più ampia stabilizzazione del personale precario della Pubblica Amministrazione dai tempi della prima Repubblica. Si è trattato evidentemente di un approccio sistemico, guidato dall’idea che il funzionamento corretto della Pubblica Amministrazione richieda personale adeguatamente qualificato e che questa qualificazione possa essere ottenuta soltanto dando alle persone un inquadramento stabile. Senza inquadramento stabile vengono meno tutti gli strumenti della corretta gestione del personale e della struttura, inclusa la leva della formazione continua.

Sarebbe del tutto incomprensibile ai cittadini italiani, ed ancor più all’elettorato tradizionale dei Partiti che sostengono il Governo del quale Lei, Signora Ministra, è autorevole membro, che la logica del perseguimento della stabilità degli impieghi pubblici venisse sostanzialmente elusa quando si viene al personale della ricerca.

Eppure, come a Lei è senz’altro ben presente, la ricerca più di ogni altra attività ha bisogno di personale che possa avere la ragionevole certezza del proprio lavoro. Un lavoro che richiede un forte investimento da parte dei ricercatori su se stessi. Un investimento ad altissimo rischio, perché le conoscenze acquisite nel campo della ricerca, specialmente quella fondamentale, molto difficilmente possono trovare remunerazione nel settore dell’impresa privata. E ancora meno in un Paese come l’Italia, dove la ricerca privata ha dimensioni particolarmente limitate, quasi marginali.

Signora Ministra, la realtà non può essere velata. L’inquadramento stabile dei ricercatori ‘precari’ richiede risorse economiche dedicate. Non è purtroppo sufficiente decidere che gli Enti di ricerca possano procedere alle assunzioni fatto salvo il disporre di risorse aggiuntive rispetto a dotazioni che già oggi sono modestissime se comparate a quelle degli Enti di ricerca di Paesi comparabili all’Italia. Non è logicamente coerente, ed è politicamente inaccettabile.

Di fatto, rimanere alla situazione attuale significa che questo Governo e i Partiti di questa maggioranza considerano i ricercatori assai meno significativi rispetto agli altri dipendenti pubblici, vuol dire privilegiare il consenso elettorale più del futuro del Paese.

Signora Ministra, Lei sa bene che i numeri dei ricercatori a cui dare un inquadramento stabile sono numeri irrilevanti, anche finanziariamente, rispetto alla questione generale dei precari della Pubblica Amministrazione. Lei sa anche bene che i ricercatori precari hanno quasi tutti un’altissima qualificazione, senza timore di confronti con i migliori ricercatori dei Paesi più avanzati, e che i contratti in essere sono per la larghissima parte il risultato di scelte basate sul valore individuale.

Signora Ministra, per la Sua storia politica e per le Sue idee continuiamo testardamente ad avere fiducia in una soluzione, ma ora, oggi.

Distinti saluti
Vito Mocella

P.S. La Lettera è stata ripresa dal quotidiano l’Unità.tv http://www.unita.tv/opinioni/lettera-aperta-alla-ministra-fedeli-piu-risorse-per-stabilizzare-i-ricercatori/

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