CNR Sintesi

Stralcio – Sintesi del CdA del 30 ottobre 2018

Cari colleghi, qui di seguito trovate lo stralcio della sintesi del CdA del 30 ottobre (cf. Odg) , per quanto riguarda 3 argomenti di interesse generale: il punto 4 sulle linee guida per il bilancio preventivo, il punto 5 sul diritto di opzione e l’informativa di cui al punto 14.

Per quanto concerne le linee guida per il bilancio preventivo, le proposte presentate all’approvazione del CdA sono quelle ben note, già presentate allo scorso CdA del 10 ottobre (cf. sintesi).
Il CdA ha convenuto sull’inopportunità del ribaltamento agli Istituti delle spese per le utenze e per il facility management (circa 42 milioni), cosa che per altro sarebbe stata in controtendenza con le richieste di accentramento delle spese di funzionamento, riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti (cf. D.Lgs 50/2016).

Per quanto riguarda la richiesta di contributo, agli Istituti di afferenza del personale stabilizzato, è stato deciso di concordare d’intesa con la rete scientifica una percentuale di contribuzione compatibile con le disponibilità della stessa. Tale misura non potrà che coprire in modo parziale in cofinanziamento dell’Ente perché, da un lato alcuni istituti non saranno in grado di affrontare per intero tale carico e dall’altro perché le strutture dell’Amministrazione Centrale, presso cui è prevista la stabilizzazione di un numero significativo di personale precario, in genere non sono in grado di fare fronte a tale richiesta.

Per quanto riguarda le altre due misure proposte, un overhead sui progetti di ricerca e il prelievo della quota di costo del personale TI finanziata su progetti di ricerca, è stato semplicemente deciso di concordare di concerto con la rete di quale potrebbe essere una percentuale accettabile anche al fine di razionalizzare gli overhead che localmente vengono comunque effettuati dagli istituti.
A tal proposito ho fatto notare che le voci in questione non sono scollegate l’una dall’altra né tantomeno da quella del contributo per il personale precario i via di stabilizzazione.
D’altra parte la gran parte degli istituti già contribuisce, con propri overhead interni, a pagare spese di funzionamento. Un overhead cenralizzato dovrebbe quindi uniformare tali overhead, per cui esistono situazioni molto diversificate fra loro, coprendo dunque le spese di funzionamento che attualmente sono coperte con gli overhead di istituto e lasciando agli istituti una piccola percentuale di overhead destinato al funzionamento interno della propria attività di ricerca e non più a spese di funzionamento.

Tali misure non incideranno dunque, se non in misura molto marginale, a coprire le spese attualmente previste.
Per la presentazione del bilancio previsionale resta dunque da capire come si intende provvedere a fare fronte alle necessità di funzionamento dell’ente.

Il presidente si è mostrato fiducioso rispetto all’arrivo di ulteriori fondi, sia dello sblocco di quelli FISR decisi dal governo Gentiloni ad inizio 2018 che di altri di non meglio precisata provenienza.

Io ho rappresentato l’esigenza ineludibile che, accanto ai fondi FISR che appaiono al momento la risorsa più probabile, venga innalzato il FOE del CNR per rendere il finanziamento stabilmente adeguato alla dimensione dell’Ente.

Per questo ho chiesto che l’approvazione del bilancio preventivo sia spostata a fine dicembre, in modo da avere contezza di quanto effettivamente stanziato dal parlamento e dal governo nella legge di stabilità, che sarà stata nel frattempo approvato. Difatti, la data del 30 novembre, prevista dal nostro regolamento di contabilità, non è affatto prescrittiva e difatti per vari anni il bilancio preventivo dl CNR è stato approvato a fine dicembre.
Il presidente si è, invece, opposto alla mia richiesta perché giudica fondamentale mostrare che il CNR è in grado di fare fronte alle proprie esigenze con le proprie risorse e ritiene che lo slittamento dell’approvazione a fine dicembre sarebbe un cattivo segnale.
Si tratta chiaramente di visioni radicalmente opposte di come affrontare la problematica di bilancio, che è ormai cronica. Io ritengo che sia auspicabile far conoscere pubblicamente le nostre criticità di bilancio e chiedere, se necessario a gran voce, che esse siano affrontate e risolte da governo e parlamento. In tal senso ho rilasciato una dichiarazione all’ANSA ed oggi il Fatto Quotidiano ha fatto un aticolo in cui si analizzano le nostre difficoltà e che riporta le mie dichiarazioni circa la richiesta di un incremento sostanziale del FOE.

Nella discussione in CdA ho ricordato i vari appelli ed in particolare il Manifesto per salvare il CNR e rilanciare il futuro del Paese, sottoscritto praticamente da tutti i direttori e la relativa raccolta di firme che ha già raggiunto le 2800 sottoscrizioni e che, chiaramente, condivido ed invito a sottoscrivere a quanti ancora non l’avessero ancora fatto.

L’auspicio è dunque che tutto l’ente concorra a portare la problematica del sottofinanziamento dell’Ente all’attenzione dell’opinione pubblica, di governo e parlamento che hanno il dovere di affrontarla e risolverla.
Ogni iniziativa in tal senso è la benvenuta e mi auguro che il presidente voglia rivedere la sua posizione di non far slittare l’approvazione del bilancio a fine dicembre, per i motivi sopra esposti.

Al punto 5 è stato approvato, col mio voto contrario, l’atto di indirizzo sul diritto di opzione.
Tale atto di indirizzo è volto a precisare che l’istituto del diritto di opzione di cui alla delibera 29/20018 non può che ritenersi applicabile solo con riferimento al personale inquadrato nel profilo di ricercatore/tecnologo. Questo sulla base del fatto che la stessa delibera si riferiva anche alla portabilità dei progetti e finanziamenti e che essa non potesse che rivolgersi al solo personale dei livelli I-III.
La delibera 29/2018 è particolarmente chiara ed essa recita:
*Al personale afferente agli istituti direttamente coinvolti nel processo di riorganizzazione, nonché eventualmente al personale afferente a istituti diversi comunque interessati ad aderire al processo del/i costituendo/i istituto/i, è riconosciuto l’esercizio del diritto di opzione in entrata e in uscita, ivi compresa la portabilità dei progetti di ricerca previo accordo dell’istituzione ricevente e del committente di ricerca ove presente. *
Ho fatto presente che un tale atto è semplicemente illegittimo perché esso intende interpretare la delibera 29/2018 con una validità retroattiva per le ristrutturazioni già approvate sulla base di tale delibera e questo non è possibile.
I consiglieri favorevoli all’approvazione dell’atto di indirizzo, hanno chiesto di inserire una raccomandazione ad accogliere le richieste di trasferimento effettuate dal personale tecnico amministrativo anche se al di fuori del diritto di opzione.
Temo purtroppo che tale atto di indirizzo esporrà l’Ente a ricorsi inevitabilmente destinati ad essere accolti, con ulteriore danno per le finanze del CNR, non esattamente rosee al momento.

Al punto 14 è stata fornita un’informativa sulla proroga dei contratto a tempo determinato in corso di stabilizzazione per cui è stato allargato il fondi di solidarietà di ulteriori 400.000 €.

2 thoughts on “Stralcio – Sintesi del CdA del 30 ottobre 2018

  1. Caro Vito, ti ringrazio per la tua sintesi. Mi dispiace molto però constatare che la situazione è più che mai critica. Come tu fai notare il buco c’è e anche requisendo tutti i fondi dagli istituti non si riuscirà a coprirlo.
    Inoltre, noto che malgrado le tue osservazioni, le linee guida sono state approvate da voi CDA! Mi sembra un atto gravissimo perché avete avallato la possibilità da parte della sede centrale di rimettere in sesto il proprio bilancio anche con i fondi destinati alla ricerca, ottenuti con fatica e con anni di lavoro dai ricercatori che si sono impegnati in prima persona verso collaboratori ed enti di finanziamento. Come i ricercatori sicuramente sanno, i budget per la ricerca approvati dalle agenzie di finanziamento (p. es. H2020 della Comunità Europea) devono essere giustificati ed utilizzati per la ricerca proposta; forse non tutti quelli che gestiscono il CNR, CDA compreso, hanno mai gestito fondi per la ricerca!
    Mi trovo in serie difficoltà nel non capire contro chi e che cosa protestare, ma sicuramente è il momento di non rimanere a guardare e forse una presa di posizione forte da parte della “base” è necessaria. Ti chiedo di tenerci informati sull’evoluzione di questa situazione.
    Grazie,
    Antonella

  2. Per quanto riguarda ad es. i progetti europei, chi ne ha conoscenza sa che le cosiddette overhead servono a: (i) coprire la moltitudine di spese relative ai progetti stessi ma non rendicontabili, quali ad es. ammortamento di investimenti che non coincidono colla durata o altro del progetto, ecc.; (ii) tramite prelievo di una quota di norma non superiore a 1/3 da parte delle sedi periferiche, coprire le spese di funzionamento degli istituti non coperte dalla sede centrale, quali ad es. spese per stampe, ecc. ecc., che variano da caso a caso ma si possono grosso modo stimare in almeno 1000-2000 €/dipendente, più le spese di area dove queste esistano e non siano coperte dalla sede centrale; (iii) in tempi di aleatorietà del finanziamento alla ricerca e in assenza di supporto dal CNR come accadeva invece (molti) anni fa, assicurare un minimo di stabilità finanziaria soprattutto ai gruppi attivi ma meno “ricchi”, cioè meno in grado di reperire risorse esterne con continuità e abbondanza. I punti (i) e (iii) sono cruciali: sarebbe secondo me molto dannoso ridurre la funzione delle overhead al punto (ii). Tenendo presente il segnale preoccupante che la produzione scientifica del CNR per lo meno in termini quantitativi è diminuita nel 2017 rispetto al 2016 (per la prima volta da molti anni: dati Scopus o WOS – il dato 2018 non è ovviamente completo ma temo confermerà questa tendenza), sottrarre le overhead ai gruppi che sono riusciti a reperire finanziamenti esterni soprattutto europei non può che creare grossi problemi di rendicontazione (i) e accelerare la decrescita di produzione scientifica (iii).

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