CNR

L’etica al CNR è una spada di Damocle

Eccomi di nuovo a parlare del concorso CNR 364.172 art 15 per Dirigenti di Ricerca. Non bastavano i criteri “bizzarri” , che ci hanno fatto pensare di lavorare in un Ente di ricerca al contrario, dove, solo per citare qualche esempio, non fa nessuna differenza pubblicare su Nature o sui Proceedings di qualche convegno, e dove conta di più essere responsabile di un’attività Conto Terzi che Coordinatore di un progetto europeo. Purtroppo nel concorso 364.172 SCTM c’è dell’altro, forse ancora più inquietante, (vedi anche la mia lettera al Corriere di qualche mese fa).

Ho infatti potuto verificare che alcuni commissari, invece di partecipare alle riunioni in videoconferenza, a volte erano indaffarati in altre attività, convegni all’estero, riunioni di dipartimento, esami, etc., ma che con le riunioni in questione non avevano assolutamente niente a che fare.
Ritenendo la condotta dei commissari contraria alle disposizioni presenti nel Codice di Comportamento del CNR (Delibera CdA CNR n.137/2017), che sono vincolanti per tutti i dipendenti e i collaboratori esterni (art. 1), ho chiesto l’apertura di un procedimento disciplinare nei loro confronti, previo accertamento della fondatezza delle mie verifiche.

Ma l’Amministrazione non è della mia stessa opinione, nonostante nella relazione di accompagnamento al Codice (prot. AMMCNT-CNR n. 0061242 del 27/9/2017) sia espressamente indicato che i collaboratori esterni del CNR sono tenuti a sottoscrivere una dichiarazione di impegno a rispettare le regole contenute nel codice stesso e siano anche indicate le possibili “sanzioni” da applicare in caso di comportamento non conforme.

In contraddizione con le normative citate, il responsabile dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari , così risponde alla mia istanza, senza citare nessuna norma:

“Mi corre l’obbligo di segnalarle che nessun procedimento disciplinare è stato attivato, nè potrà esserlo in futuro, essendo tutti i membri della Commissione di cui al concorso Bando 364.172 D soggetti esterni e non dipendenti dell’Ente.”
“Peraltro, nella fattispecie si controverte ancora giudizialmente, e si verte, comunque, sulla discrezionalità tecnico – amministrativa dei componenti della Commissione, la quale male si presta, per sua definizione, anche ove intervenissero sentenze di segno contrario, a formare oggetto di procedimenti disciplinari: se così fosse, ciò rischierebbe di sancire la ‘estinzione ontologico-naturalistica’ delle Commissioni di Concorso, poiché ciascun nominando in qualità di membro, sotto la c.d. ‘Spada di Damocle’ di una procedura disciplinare, molto probabilmente si rifiuterebbe di ricoprire tale incarico, o lo ricoprirebbe con processi di formazione del convincimento valutativo già, se non viziati ab origine, quantomeno ‘condizionatiì dal vincolo disciplinare.”

Da questa risposta mi sembra di capire che i commissari possano fare al CNR quello che vogliono, addirittura anche se ritenuti colpevoli da un tribunale, altrimenti si potrebbero rifiutare in futuro di fare i commissari (Quod Deus avertat!). E anche altri nominandi membri potrebbero rifiutare l’incarico se si spargesse la voce che al CNR tutti , dipendenti e collaboratori esterni, sono tenuti a rispettare nello stesso modo il codice di comportamento.

Ai membri delle commissioni, per dimostrare la sua gratitudine per aver accettato l’incarico (pagato!), l’Amministrazione dà una sorta di immunità, consentedo loro di infrangere le regole da loro stessi sottoscritte, come se fossero i commissari dell’ILVA o degli 007 con licenza di uccidere.

Perché, è chiaro, l’etica al CNR è una spada di Damocle, meglio non correre rischi.

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