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Quer pasticciaccio brutto de Piazzale Aldo Moro – Infrastrutture, tesoretto e cofinanziamento: quello che nessuno ha spiegato alla rete

La rete scientifica è in questi giorni in subbuglio per improvvisi e anomali movimenti sui cosiddetti progetti infrastrutturali  e di improvvise richieste di “cofinanziamento” delle stesse.

Nessuno finora ha spiegato alla rete scientifica cosa è successo e come si è arrivati ad una simile situazione.

A tal fine credo sia opportuno un breve excursus di quanto è accaduto finora.

Autunno 2018. Per pareggiare le entrate e le uscite del bilancio previsionale del 2019  si paventano prelievi sui progetti della rete scientifica e quest’ultima entra in agitazione. 

Il bilancio previsionale 2019 viene approvato (senza il voto del rappresentante della comunità scientifica) considerando fra le entrate sia i prelievi dalla rete (che poi nel 2019 non saranno effettuati) sia 31 milioni di euro che, all’ultimo momento sono reperiti dall’amministrazione centrale sulla base di un impegno del MIUR ad erogare tale somma.

 A pagina 21 della relazione di accompagnamento al bilancio 2019 (p. 225 del pdf) si legge :

 Ulteriore previsione di entrata è rappresentata dal finanziamento straordinario derivante dall’art. 1, comma 1072, della legge di bilancio 2018 (legge n. 205/2017), che rifinanzia il “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese” – Ricerca nel quale per l’anno 2018 e 2019 è stabilito per il CNR un finanziamento rispettivamente pari a 6.000.000,00 e 25.000.000,00 per un importo complessivo di € 31.000.000,00; tale finanziamento, come comunicato dal Capo di Gabinetto del MIUR il 16 novembre 2018, sarà liquido ed esigibile nel corso dell’esercizio 2019. “.

 In CdA chiedo spiegazioni per quest’improvvisa apparizione dei 31 milioni e chiedo di ottenere copia di questa lettera del  Capogabinetto del MIUR, che però non viene fornita al Consiglio.

Ricordatevi bene di questi 31 milioni perché sono il punto centrale di questa storia

Li ritroveremo più tardi.

Autunno 2019. Il bilancio previsionale del 2020 sembra improvvisamente diventato il bilancio del Paese dei Balocchi, ci sono circa 250 milioni di euro di avanzo di amministrazione di cui 150 vengono applicati al bilancio. Non si capisce che fine facciano gli altri: formalmente vengono imputati a spese presunte e non preventivate, nell’ultimo mese del 2019, cosa francamente poco credibile.

Il 5 dicembre 2019 invio un messaggio alla rete scientifica, evidenziando la presenza di un anomalo avanzo di amministrazione  e su Articolo 33 alcuni giorni dopo viene analiticamente evidenziata l’esistenza di un tesoretto e vengono chieste spiegazioni sulla sua provenienza. Nessuna risposta plausibile viene fornita dall’amministrazione.

Leggete con attenzione il comunicato del sindacato Seri dello scorso 8 maggio 2020 (scritto probabilmente da qualcuno che ha attivamente partecipato al bilancio 2019 ma non a quello del 2020):  il CNR nel Bilancio di previsione 2020 aveva utilizzato interamente i finanziamenti ricevuti (vincolati a spese in conto capitale) per il finanziamento delle spese correnti dell’Ente, violando i più elementari principi di bilancio nonché il fine principale del finanziamento ricevuto.

Anche se l’autore dimentica le “disattenzioni” del bilancio 2019, quanto riportato è corretto ed il confronto della parte spese del bilancio previsionale 2019 e 2020 è impietoso  (si veda in appendice per qualche dettaglio) 

Gennaio 2020. Ad un mese dalla sua naturale scadenza il presidente Inguscio annuncia la disponibilità di svariate centinaia di milioni finanziati dal Governo per un poderoso piano infrastrutturale plueriennale e prende avvio una definizione, estremamente rapida, dei progetti da presentare per tale finanziamento anche se non si capisce bene il contesto date, scadenze …

A seguito delle proteste dei Consigli di Istituto e dei Consigli Scientifici di Dipartimento (come al solito latitante il Consiglio Scientifico di Ente, in coerenza con in 4 anni  in cui ha operato in clandestinità abdicando al suo ruolo) vengono emanate delle linee guida (Delibera 47 del 2020) – estremamente generiche- e viene chiarito che la provenienza dei fondi è quella della legge di bilancio per il 2018  e viene inoltre riportata la ripartizione dei fondi al CNR (Contenuta nel Decreto Ministeriale del 4 giugno 2019) da cui emergono le prime due annualità 2018 e 2019, già erogate all’insaputa della comunità scientifica.

Vi ricordate i 31 milioni sbucati all’improvviso nel bilancio 2019? Ecco sono proprio quelli.

Come sono stati utilizzati ? Non una parola nelle linee guida di cui sopra. 

Non per il potenziamento infrastrutturale, questo è chiaro.

Ma è altrettanto  chiaro che se si fossero mantenute le previsioni di spesa della voce acquisto di beni e servizi nel bilancio 2020 avremmo avuto un tesoretto un po’ inferiore ma qualche problema in meno per il seguito. 

Ignorando, o facendo finta di ignorare la criticità di questi 31 milioni ottenuti dal MIUR ma non impiegati per le finalità con cui erano stati erogati , il Presidente e la dirigenza procedevano nei primi mesi del 2020 a rifinire la lista della spesa di questo finanziamento infrastrutturale definendo progetti e coinvolgendo in modo sempre sporadico la rete scientifica: praticamente nessun Consiglio di Istituto, che a norma del ROF dovrebbe effettuare le proposte di potenziamento delle strutture è stato effettivamente coinvolto, ma questa è la normalità.

Aprile 2020. L’emergenza sanitaria, la sostanziale assenza di un organo politico, sebbene siano stati prorogato nel periodo dell’emergenza, e l’attuale effettiva reggenza dell’Ente da parte della dirigenza amministrativa ci portano ai giorni nostri quando a fine aprile 2020, di punto in bianco, l’amministrazione va in fibrillazione e i Dipartimenti cominciano a chiedere una forma di “cofinanziamento” per i progetti del piano infrastrutturale che fino al giorno prima ne erano privi.

Cosa è successo ? Che cosa vuol dire in questo caso Cofinanziamento ?

Accade che il MIUR (ora diventato MUR) è tenuto al monitoraggio di tali fondi e lo fa presente al CNR.

A questo punto tornano i famosi 31 milioni.

E già perché quei 31 milioni sono stati utilizzati per spesa corrente e non vincolati a spese infrastrutturali.

In modo concitato quindi dall’Amministrazione partono verso gli istituti messaggi confusi per sapere se gli stessi hanno attrezzature non rendicontate per specifici progetti da rendicontare nel quadro di questi famosi 31 milioni. Analoghe richieste partono per spese di tipo edilizio da poter utilizzare per rendicontare i 31 milioni di cui sopra.

Andiamo a guardare bene la normativa di riferimento

iI fondo è deciso nella legge di Bilancio del 2017 al comma 140

per assicurare il finanziamento  degli  investimenti  e  lo  sviluppo infrastrutturale del Paese

Attenzione, però, perché il successivo comma 142 prevede che “Gli interventi di cui ai commi 140 e 141 del presente articolo sono monitorati ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229.

D’altra parte questo è ricordato nel successivo D.P.C.M. del  28 novembre 2018 che ripartisce il fondo come rifinanziato al comma 1072 della legge di bilancio 2018, legge n. 205/2017 e che prevede testualmente (art. 1 comma 3):

3. I programmi finanziati sono  monitorati  ai  sensi  del  decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229, nell’ambito  della  Banca  dati delle  amministrazioni  pubbliche  (BDAP),  conseguentemente   devono essere corredati del Codice unico di  progetto  (CUP)  e  del  Codice identificativo della gara (CIG) anche se non  perfezionato  ai  sensi della delibera n. 1 del 2017 dell’Autorita’ nazionale  anticorruzione (ANAC). I soggetti attuatori  degli  interventi  relativi  al  citato programma sono tenuti al costante aggiornamento dei dati.

Appare quindi chiaro che non c’è spazio per operazioni di maquillage, se mai l’Amministrazione avesse avuto l’intenzione di metterne in campo anche perché un eventuale maquillage dovrebbe  essere riportato nel bilancio consuntivo del 2019, da approvare entro il giugno 2020, il che comporterebbe probabilmente  uno o più illeciti.

Analizziamo la situazione alla luce di quanto sopra.

Il primo punto chiaro è che  nell’esercizio 2019 quei 31 milioni NON sono stati utilizzati per le infrastrutture

Il secondo punto, altrettanto chiaro ed evidente a tutti è che la rete scientifica è del tutto estranea a questo pasticciaccio e non può adesso pagarne le conseguenze.

E’ immorale chiedere un “cofinanziamento” alla rete di ricerca, addirittura nella misura del 30%,  per un finanziamento previsto nella legge di bilancio che non prevede alcun cofinanziamento per compensare errori dell’amministrazione.

Ma avrebbe senso  prendere i soldi laddove sono disponibili, ovvero dai residui dei progetti della rete scientifica?

Oltre ad essere inaccettabile non sfuggirebbe ad un controllo del Ministero visto che, come sopra ricordato,  devono essere corredati da apposito CUP e di certo un operazione di ripulitura del CUP mediante acquisizione dei residui a bilancio altro non sarebbe che un modo maldestro per aggirare la previsione di legge. 

Conoscendo la rettitudine dei nostri amministratori, escludiamo che si vogliano mettere in campo simili operazioni di maquillage.  

E allora, se neanche questo è possibile …

Cosa fare?

La strada è stretta ma chiaramente delineata dalle normative.

Ammettere gli errori compiuti è sempre un buon punto di partenza.

Per farlo occorre intavolare un dialogo con il MUR per concordare una soluzione condivisa che non può e non deve pesare sulla comunità scientifica.

Ma questo non può che farlo un nuovo presidente e una nuova dirigenza che godano, entrambi, della fiducia della comunità scientifica che oltre ad essere il motore è anche il fine stesso di un Ente di Ricerca.

Si proceda, subito, senza indugio, prima che sia troppo tardi.

Vito Mocella

 

 

Appendice – Bilancio di previsione 2020 e tesoretto

Senza inoltrarsi in dettagli tediosi basta guardare le pag. 1-5 del bilancio di previsione 2020 https://www.cnr.it/sites/default/files/public/media/doc_bilancio/bp_2020_index.pdf.

Quasi 300 M€ di residui dell’anno precedente (740 M€ contro 460 M€) legati ad una previsione di spese di competenza che passano da 856 M€ a 638 M€ .

Tutte le previsioni di competenza dei vari dipartimenti alla voce acquisto beni e servizi diminuite di svariate decine di milioni di euro ingenerando il residuo che è andato poi a costituire il cosiddetto tesoretto che, inutile negarlo, appare chiaramente nel bilancio di previsione 2020 come un enorme avanzo di amministrazione.

2 thoughts on “Quer pasticciaccio brutto de Piazzale Aldo Moro – Infrastrutture, tesoretto e cofinanziamento: quello che nessuno ha spiegato alla rete

  1. Una soluzione condivisa tra ministero-presidenza-dirigenza potrebbe non essere indolore.
    Servano un nuovo presidente ed una nuova dirigenza che godano della fiducia della comunità scientifca del CNR e del ministro per trovare la soluzione più credibile e più indolore possibile.

  2. Condivido pienamente l’associazione fatta da Vito Mocella fra la kafkiana storia del tesoretto CNR e l’incompiuta opera poliziesca di Carlo Emilio Gadda. Infatti, per quanto mi ricordi, quando provai a leggere questo testo (farcito anche da richiami dialettali) qualche anno, fa la sensazione fu quella di non capirci una beneamata mazza (come avrebbe detto il compianto CamillerI).
    Di contro, la ricostruzione di Vito dell’operato del CdA e della presidenza CNR per la voce tesoretto mi ha fatto tornare alla mente la pratica millenaria dei pescatori mediterranei che rimestavano il fango dei fondali per catturare più facilmente i pesci. In un paese civile, già il fatto che sia necessario compilare più di una pagina di testo per cercare di dirimere una matassa amministrativa che appare (perlomeno al sottoscritto) talmente ingarbugliata che nemmeno Alessandro Magno potrebbe sciogliere con il celeberrimo colpo di spada, dovrebbe essere già sufficiente per A) mandare subito a casa i vertici responsabili del caos primordiale (per giunta già scaduti ed inspiegabilmente prorogati) B) sostituirle con persone nuove e C) aprire un’inchiesta interna per valutare eventuali danni.

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