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FAQ : le vostre domande e le nostre risposte sullo sciopero procalamato dall’assemblea dell’11 maggio 2020

A seguito delle numerose richieste di chiarimento circa le modalità di adesione allo sciopero bianco indetto dall’assemblea dello scorso 11 maggio, abbiamo messo a punto una  FAQ per rispondere alle domande più frequenti.

Vi invitiamo comunque ad usare questa pagina  per porre le vostre domande, in modo da condividere con gli altri i dubbi e le risposte.

La FAQ sarà continuamente aggiornata sul sito sulla base delle vostre domande.

  • Chi ha proclamato lo sciopero? E’ “valido” uno sciopero proclamato in questa maniera?

Lo sciopero è stato proclamato dall’assemblea del personale dell’11 maggio 2020, assemblea per altro estremamente partecipata (cf video presente sulla pagina de ilnostroCNR).

La proclamazione degli scioperi è un diritto individuale ad esercizio collettivo dei lavoratori, e non dei sindacati. i lavoratori possono proclamarlo collettivamente, come ovviamente anche i sindacati (art. 40 cost. e, per i servizi pubblici essenziali L. 146/90). Si veda a questo proposito l’articolo “Lo sciopero è un diritto dei lavoratori e non dei sindacati” a cura dell’ufficio legale di Art.33.

  • Chi aderisce allo sciopero e non compila la procedura di monitoraggio è passibile di sanzioni?

Chi aderisce allo sciopero è tutelato dalla Costituzione (Art. 40 ) e pertanto è illegittima l’applicazione di qualsiasi sanzione.

  •  Se invece di aderire allo sciopero utilizziamo una frase standard, come suggerisce qualche sindacato, siamo maggiormente tutelati ?

E’ vero esattamente il contrario. Se si risponde alla richiesta di monitoraggio non si aderisce allo sciopero e pertanto l’amministrazione è perfettamente legittimata a considerare insufficiente l’utilizzo di una frase standard e potrebbe applicare sanzioni  o eventualmente  chiedere integrazioni. Infatti, rispondendo con una frase standard, non si aderisce allo sciopero che ha una modalità chiara di adesione: il rifiuto di compilare la procedura informatica in ogni sua parte e non si è quindi tutelati dalla Costituzione

  •  Devo necessariamente inviare una comunicazione per aderire allo sciopero? Nel caso a chi devo indirizzarla?

L’indizione dello sciopero è stata comunicata a tutti, inclusi i vertici dell’Ente. I lavoratori non hanno (neppure nei servizi Pubblici Essenziali, figuriamoci al CNR) l’obbligo di comunicare alcunché, anche se ovviamente possono farlo comunicando al proprio direttore/ responsabile di struttura e/o anche al direttore generale o al presidente.

  •  Lo sciopero riguarda tutto il personale o solo R&T?

Lo sciopero riguarda tutto il personale, all’assemblea erano presenti lavoratori di tutti i profili e il documento emanato dall’assemblea ha al primo punto la motivazione generale che riguarda tutti (“… inutile appesantimento burocratico che si aggiunge ad una modalità di lavoro imposta, talvolta disagiata per mancanza di adeguati supporti e servizi, la cui gestione economica è completamente a carico dei lavoratori;“). Ricercatori e Tecnologi hanno semplicemente una modalità alternativa per scioperare, fornita dal CCNL,  che è quella di avvalersi esclusivamente del lavoro fuori sede e non della modalità di lavoro agile. In tal caso non usufruendo del lavoro agile non sono più tenuti al monitoraggio di quest’ultimo.

  • Nonostante io mi avvalga del lavoro fuori sede autocertificandolo mensilmente, l’amministrazione  o il direttore non accettano o  modificano le attestazioni presenza inserendo il codice COVID (VERSIONE AGGIORNATA) 

L’autocertificazione, come il nome stesso indica, è sotto l’esclusiva responsabilità di chi la presenta. E’ bene ricordare che poiché si tratta di una dichiarazione sostitutiva di certificazione esplicitamente prevista dal CCNL  la mancata accettazione della stessa  costituisce violazione dei doveri d’ufficio ai sensi dell’art 74, c. 1 del DPR 445/2000 e va denunciata.

Nel momento in cui viene consegnata all’amministrazione diventa un atto pubblico e chiunque ne modifichi il contenuto, in tutto o in parte, compie un falso.

Una volta che si è ricordato tale obbligo  dell’amministrazione, se lo si ritiene opportuno, occorre rivolgersi alla magistratura per le opportune valutazioni.

Suggeriamo di effettuare l’autocertificazione utilizzando il modello in allegato, che include anche la dichiarazione per l’ottenimento dei buoni pasto ai sensi dell’art 5 comma 6 del CCNL..

  • E’ corretto chiamare questo sciopero bianco visto che a stretto rigore non si tratta , in questo caso, di un’osservazione pedissequa delle regole ?

Non esiste una definizione di sciopero bianco, il modo corrente è definire tali modalità forme anomale di sciopero. Prescindendo dal colore, è pacifico che si tratti di uno sciopero, infatti l’entità del danno arrecato al datore di lavoro non  è un elemento qualificante di uno sciopero:

“l’entità del danno…. non è elemento di qualificazione dello sciopero come legittimo o meno … in quanto lo sciopero consiste nella non esecuzione dell’obbligazione scaturente dal contratto di lavoro (Giugni, Manuale di diritto sindacale, Bari, 2014, p. 279-281)

Come sopra ricordato rientra pienamente nella tutela dell’art.40 della Costituzione uno sciopero indetto da un’assemblea di lavoratori:

“Deve escludersi che tale titolarità (dello sciopero, ndr) spetti alle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Ed, infatti, lo sciopero può essere praticato anche da gruppi spontanei di lavoratori non organizzati in sindacato – eventualmente in polemica con questo e sarebbe del tutto arbitrario escludere tale ipotesi dalla tutela predisposta dall’art. 40 Cost.” (Giugni, Manuale di diritto sindacale, Bari, 2014, p. 262-263).”

Per altro nel modo della ricerca il danno arrecato con un’astensione dalla prestazione lavorativa è molto relativo ed è pertanto necessario che vengano percorse strade diverse per esercitare una pressione sull’amministrazione ed ottenere quanto richiesto.

  • In modo più o meno velato, ad alcuni  sono state rivolte delle minacce di sanzioni se non compiliamo la procedura di valutazione.  Ma chi sciopera non è tutelato ?

Ogni tipo di sanzione sarebbe del tutto illegittima in quanto chi sciopera è tutelato dall’art.40 della Costituzione. Chiunque faccia, o anche semplicemente si faccia latore di minacce più o meno velate compie il reato di minaccia. E’ bene chiarirlo una volta per tutte.

 

  • L’accordo sottoscritto da alcune organizzazioni sindacali fa venire meno le ragioni dello sciopero ? E’ legittimo dare i buoni pasto solo a chi completa il monitoraggio ?

L’accordo (il cui testo integrale è qui disponibile) è stato fatto chiaramente sotto la spinta dello sciopero indetto e dell’alta adesione raccolta. Il ricatto monitoraggio in cambio dei buoni pasto  è altrettanto chiaramente fatto contro lo sciopero e quindi ne rafforza le ragioni. Se il monitoraggio fosse obbligatorio non ci sarebbe bisogno di offrire una merce di scambio. Ma è evidente che i buoni pasto sono un diritto contrattuale che non può essere elargito in virtù di un accordo. Ad ogni modo una seconda assemblea è stata indetta per discutere le modalità di prosecuzione dello sciopero.

 

  • Dopo l’assemblea del 4 giugno che ha confermato lo sciopero del monitoraggio, devo comunicare la prosecuzione del mio sciopero ?

Come più volte ribadito l’adesione ad uno sciopero non deve necessariamente essere comunicata. Questa è una pratica che richiesta dai sindacati per contarsi, ma lo scopo di uno sciopero è quello di creare un problema al datore di lavoro ed indurlo al dialogo sulle motivazioni dello sciopero. Il CNR conosce perfettamente il numero di flussi di monitoraggio mancanti e, anche per questo, dopo aver spostato la data del primo monitoraggio dal 1 giugno all’8 giugno adesso, informalmente, comunica che la data è spostata al 15 giugno.

  • E allora, se sciopero, cosa devo fare per tutelare i miei interessi?

In via preliminare è preferibile inviare la dichiarazione di aver effettuato almeno 6 ore di lavoro, con la relativa pausa, per i giorni in cui si chiede l’attribuzione del buono pasto, seguendo il modello di autocertificazione che la include. Tale dichiarazione, a differenza dell’autocertificazione delle ore svolte fuori sede, non deve essere necessariamente effettuata a fine mese e può essere fatta anche a mesi di distanza.

Per avviare la causa di lavoro nei confronti del CNR occorre attendere il cedolino di giugno in cui saranno omessi i buoni pasto spettanti per il mese di maggio.

 

  • L’addetto alle presenze del mio istituto chiede che codice deve inserire quando io scrivo l’orario in cui lavoro da casa come lavoro fuori sede. Sembra che la gestione del lavoro agile/ lavoro fuori sede attraverso EPAS richieda altri codici aggiuntivi.

Il codice EPAS è modulato secondo le richieste e in alcuni istituti prevede la autocertificazioni del lavoro fuori sede, in alcuni casi prevede anche l’autocertificazione di quello in sede. Ad ogni modo, come più volte ribadito i software e le piattaforme sono fatte per essere al servizio delle regole e non per dettare modifiche al contratto collettivo. Se il codice non segue il contratto, evidentemente va cambiato il codice.

6 thoughts on “FAQ : le vostre domande e le nostre risposte sullo sciopero procalamato dall’assemblea dell’11 maggio 2020

  1. Ciao Roberto e Vito, purtroppo non mi è facile replicare qui mentre in un dibattito sarebbe stato più agevole. Innanzitutto personalmente penso che nessuno voglia mettere R/T vs A/T, ma che le diverse differenze evidenziate in tutti i CCNL siano i principali imputati nel far percepire gli uni contro gli altri (sulla falsa riga del “dividi et impera”). Personalmente, occupandomi delle presenze, so molto bene di quante ore lavorano la maggior parte dei R/T in più a quello che sarebbe un normale orario di lavoro. Io parlo in base alle mie esperienze e a tutte le conoscenze in termini di diritto che ho acquistito in questi anni.
    Se si parla di “diritto” l’interpretazione delle norme è piuttosto relativo (e qui parlo dell art 58, comma 2, “I ricercatori e tecnologi hanno l’autonoma determinazione del proprio tempo di lavoro. La presenza in servizio è assicurata correlandola in modo flessibile alle esigenze della propria attività scientifica e tecnologica, agli incarichi loro affidati, all’ orario di servizio della struttura in cui operano, tenendo conto dei criteri organizzativi dell’Ente” dove non c’è alcun riferimentoal fare quello che gli pare ma piuttosto il poter indirizzare la propria ricerca su agomenti scelti con il proprio libero arbitrio e non su indicazione di superiori, lo stesso vale per la determinazione della QUANTITA lavorata in termini di ore). Il discorso “da casa” deriva dal fatto che c’è un aspetto legato alla sicurezza che nel caso di telelavoro è garantito dal fatto che c’è una garanzia di conformità a termini di legge del luogo dove viene svolta l’attivita (garanzia che è sottintesa per tutti i locazli di natura pubblica vedi università, biblioteche, comuni, etcetc). Io sono in telelavoro, operare in SW non è un problema, come resa rispetto allo stare in ufficio è esponenzialmente maggiore, per me autocertificare l’attività che svolgo quotidianamente (che mediamente è sempre superiore alle 7h12″ perche ci sono chiamate quando avrei già finito, mail, supporto etc etc come per un R/T c’è la lettura di articoli, stesura di progetti etcetc.), non capisco dove sia il problema (“il sottoscritto PIPPO PIPPI autocertifica che nel mese di maggio ha svolto l’attività prevista dal mio ruolo e dalle mansioni assegnatemi”, diverso che mi controllino con altri sistemi, scusate se ripeto ma non capisco dove sia il problema a fare un autocertificazione del genere).
    Infine passiamo al discorso “sciopero bianco”. Lo sciopero è un diritto sacrosanto del lavoratore, questo nessuno lo può contestare. Purtroppo ha perso il suo valore quando i “sindacatucci” l’hanno iniziato a proclamare nei VENERDI e LUNEDI nascondendo dietro un “forca” un adesione allo sciopero (forca= bigiare/fare sega/marinare).
    Lo scopo è ottenere un qualcosa atrtaverso la creazione di un disagio/disservizio. Quello bianco è una forma atipica e non lo vedo assolutamente applicabile (sopratutto proficuo) per la nostra categoria, nella nostra fattispecie che risvolto ha uno sciopero bianco??? Uno sciopero standard vieni monitorizzato da GEPAS a fini statistici non per le decurtazioni (giuste) che ci sono in busta paga (ed anche li si potrebbe aprire il dibattito su chi prende ferie piuttosto che sciopero, su chi sciopera e se ne frega di andare a manifestare….)
    Comunque vi rassicuro che io non sono dalla parte dei lavoratori, ma anche dei datori, sono per il rispetto assoluto dei diritti ma anche il riconoscimento dei doveri. Quello che ho detto, ripeto, e frutto di conoscenze acquisite nel diritto. Purtroppo invece vedo spesso e sempre più spesso il sottolineare in diversi ambiti che “le richieste indirizzate a R/T” siano sempre immotivate ed illegittime, forse bisognerebbe lottare per avere un livellamento piuttosto che evidenziare le divisioni, R/T sono importanti e la loro importanza si dovrebbe vedere solo sul cedolino e non su altro (ad esempio viaggiare in 1 categoria, avere maggiori rimbosi spese per cibo, poter dormire in lusso, avere un salario accessorio irrisorio….queste sono vere e proprie discriminazioni). Grazie di aver dato spazio anche alla mia opinione, un caro saluto a tutti
    Ps: non sono nè di destra, tantomeno di sinistra e nemmeno di centro, e di nessun sindacato o casta (che dir si voglia), elaboro le mie idee e pensieri informandomi

  2. Caro Paccio, per quanto riguarda lo sciopero credo che forse faresti meglio a dare uno sguarda all’articolo che è stato linkato sopra, “Lo sciopero è un diritto dei lavoratori e non dei sindacati” che, come facile intuire, è il frutto di chi il diritto lo insegna. Ti riporto un estratto tratto dal manuale di Giugni “Deve escludersi che tale titolarità (dello sciopero, ndr) spetti alle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Ed, infatti, lo sciopero può essere praticato anche da gruppi spontanei di lavoratori non organizzati in sindacato – eventualmente in polemica con questo e sarebbe del tutto arbitrario escludere tale ipotesi dalla tutela predisposta dall’art. 40 Cost.” (Giugni, Manuale di diritto sindacale, Bari, 2014, 262-263). Sempre dal manuale di Giugni ti riporto come “l’entità del danno…. Non è elemento di qualificazione dello sciopero come legittimo o meno … in quanto lo sciopero consiste nella non esecuzione dell’obbligazione scaturente dal contratto di lavoro (op. cit., pag.279-280-281) la differenza è sul tipo di danno non sulla quantità di danno inferto. “. Fortunatamente né Giugni né nessuno studioso di diritto del lavoro ha mai parlato di scioperi standard e il monitoraggio GEPAS di cui parli è per i servizi pubblici essenziali ed è a fini statistici e funzionale alle trattenute. Non è certo il monitoraggio GEPAS a conferire la legittimità ad uno sciopero. Venendo al disco R&T e T&A, il contratto è ampiamente migliorabile e su questo concordo. Mi sembra che tu voglia più livellarlo che, ad esempio, estendere alcune peculiarità di R&T, come il lavoro fuori sede, anche a T&A. Ad ogni modo credo che tu sbagli quando vedi nel contratto una volontà divisiva. Fondamentalmente le differenze vengono da due tipi di lavoro che sono diversi fra di loro. T&A sono regolati da regole abbastanza simili a quelle degli altri lavoratori della PA: Cartellino per la presenza, orario di compresenza , presenza giornaliera anche se con orario relativamente flessibile mentre per R&T ci sono delle prerogative che sono associate all’attività di ricerca. Non c’è un obbligo di presenza giornaliera ma solo un monte ore medio, perché ? Perché il lavoro dei ricercatori e tecnologi è diverso, può capitare (a me è capitato) che avendo accesso a grandi infrastrutture si lavori per molti giorno anche 16 ore al giorno ma lo stesso capita quando ci sono dei progetti da chiudere, oppure un sistema di difficile allineamento il laboratorio, delle cellule su cui fare esperimenti quando sono pronte ecc,, esigenze di flessibilità estrema che un T&A non ha. Non è un privilegio, è molto più spesso un disagio per R&T che lavorano senza vero orario. Mi puoi dire che spesso capita anche a T&A di lavorare fuori orario (anche se per loro c’è lo straordinario) ? Certo e credo tutti sarebbero favorevoli a maggiore flessibilità ma è un’esigenza del tutto analoga a quella di altri lavoratori della PA e va gestita nell’ambito generale della flessibilità. Sul lavoro fuori sede in luoghi pubblici mi sembra una interpretazione del tutto arbitraria, non contenuta nella norma. Ai luoghi pubblici potrei aggiungere aziende presso cui ci si reca per una collaborazione. Tendenzialmente tutti dovrebbero rispettare le norme di sicurezza, ma questo tendenzialmente dovrebbe avvenire anche a casa. E infatti INFN accetta pacificamente il lavoro svolto presso la propria abitazione e autocertificato. Per altro, hai notato che nell’estensione dello smart working operata dal nostro ente non c’è neanche già la dichiarazione INAIL che c’era in una primo tempo? Allora smettiamo di usare la sicurezza come una scusa e pensiamo agli aspetti di sostanza.

  3. Ciao
    Avremmo bisogno di una delucidazione, per favore
    Noi siamo in lavoro agile da tempo, mettiamo sull’autocertificazione mensile il codice COVID19 senza indicazioni di orario, compiliamo un report settimanale con gli orario svolti per la segreteria, partecipiamo allo sciopero bianco. Siamo tutelati? O dobbiamo compilare un’altra autocertificazione?
    Grazie
    ciao

  4. Mi riaggancio alla domanda precedente perché proprio oggi ho avuto una discussione con l’addetto alle presenze del mio istituto che chiede essenzialmente che codice deve mettere quando io scrivo l’orario in cui lavoro da casa come lavoro fuori sede. Per il CNR non va bene perché il lavoro fuori sede NON è possibile svolgerlo a casa, da casa solo lavoro agile cioè covid19 o telelavoro. Quindi l’addetto dice di dover mettere covid19 in tutti i giorni che ho lavorato da casa sul database del CNR e quindi c’è una contraddizione con quanto autocertificato da me, ma la responsabilità della mia azione, cioè la contraddizione, non può ricadere su altri! Come se ne esce? Come sollevare la segreteria da questa difficoltà?

  5. Buongiorno a tutti.
    Sarei interessato a leggere una risposta alle domande precedentemente poste il 29 maggio da Groppy e il 4 giugno da Patrizia. Temo infatti che la risposta per la gestione del lavoro agile/ lavoro fuori sede attraverso EPAS non ci sia, in quanto il sistema elettronico dovrebbe essere resettato accettando altri codici aggiuntivi, cosa che per ora non è stata fatta dai gestori del sistema.
    Altre due domande:
    – La nota DG 0035697 del 4.6.20 può essere interpretata come una tardiva e non esplicita apertura dell’ente allo svolgimento del lavoro fuori sede presso la propria abitazione in risposta all’emergenza sanitaria?
    – Come aderire, se già avviata, ad un’azione comune di richiesta buoni pasto anche per chi si sta astenendo dalla compilazione della piattaforma elettronica di monitoraggio SW?
    Grazie

    1. Cari Groppy, Patrizia e Fabcillo, una premessa essenziale: esiste un contratto e non possiamo certo piegare le previsioni contrattuali rispetto a quanto previsto su piattaforme informatiche (Epas o altro). Deve avvenire il contrario e le piattaforme informatiche devono essere conformi al contratto altrimenti non è un compito del dipendente individuare codice da inserire o quanto altro. PER quanto chiedeva Groppy: tutti sono tutelati, che siano in lavoro agile in lavoro fuori sede o altro, lo sciopero è sciopero e la costituzione tutela tutti quelli che si astengono dal monitoraggio per protestare . Per Patrizia credo di aver risposto con la prevalenza del contratto. Se sei una ricercatrice o tecnologa, a mio avviso è preferibile utilizzare il lavoro fuori sede che è la forma contrattuale che include, nel nostro caso, il lavoro agile. Per le domande di Fabcillo, la nota del DG e l’accordo hanno come unico scopo dichiarato quello di offrire una merce di scambio, in cambio del flusso di monitoraggio, visto che le minacce di sanzioni (avete notato che sono sparite ?) non sortivano alcun effetto. Come aderire ? Innanzitutto se non l’hai fatto ti consiglio di inviare la dichiarazione per ottenere i buoni pasto ai sensi dell’Art .5del CCNL. A breve saranno date istruzioni precise, di certo cominciate a salvare le buste paga pre-covid (può bastare febbraio al limite gennaio e quelle post-covid fino al giugno dove saranno assenti i buoni pasto di maggio). Spero di aver risposto a tutte le domande..

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