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RACF, osservazioni del MIUR e autonomia del CNR: la battaglia finale per l’autogoverno

Cari colleghi, molti di voi sono stati informati che il pericolo legato ad un’approvazione di un RACF (Regolamento di Amministrazione Contabilità e Finanza) modificato secondo i voleri ministeriali, già denunciato nel giugno di quest’anno, è ritornato di attualità ed è in atto, in questi giorni,    un serrato confronto fra direttori di istituto e vertice dell’Ente, che ritiene indispensabile quest’approvazione per poter chiudere il bilancio preventivo del 2021.

Eppure l’amministrazione sa benissimo che questo comporterebbe un sostanziale blocco dell’attività di ricerca, e lo ha messo nero su bianco. E’ ormai chiaro che il vertice persegue finalità divergenti rispetto alla rete di ricerca e a questo punto credo sia opportuno che tutta la rete di ricerca si mobiliti.

Per farlo, è bene che tutta la rete abbia chiara la situazione e la portata di questa battaglia.

Innanzitutto è bene ricordare che un nuovo RACF è stato già approvato dal CdA del CNR nell’aprile del 2019.

A seguito dell’approvazione, il CNR lo ha  trasmesso al MIUR ai fini del controllo previsto dall’art. 4 del D. Lgs. n. 218/2016.

Il MIUR ha risposto dapprima formulando una serie di osservazioni e raccomandazioni minori e poi,  15 minuti prima del CdA del 31 maggio 2019 quando era prevista l’approvazione definitiva del RACF, il MIUR ha formulato un ulteriore rilievo che chiedeva – in sostanza – di introdurre nel RACF norme per il riaccertamento annuale al bilancio dell’Ente di tutti i residui dei progetti.

 

A questo punto è legittimo porsi alcune  domande che possono così riassumersi:

  • Quali sono, esattamente, le raccomandazioni del Ministero?
  • Il CNR è obbligato ad accogliere le raccomandazioni del ministero vigilante?
  • L’Amministrazione del CNR è cosciente che una tale modifica comporta il sostanziale blocco dell’attività di ricerca ?

Ebbene la risposta a queste domande è chiaramente contenuta in un documento prodotto dalla stessa amministrazione.

E’ del tutto evidente che il CNR non ha alcun obbligo di accogliere i rilievi ministeriali, gode di autonomia statutaria e regolamentare e il Dlgs 218/2016 all’art.4  prevede che gli Enti possano non  conformarsi ai  rilievi del Ministero.

Quel che è meno evidente è che la stessa amministrazione è perfettamente cosciente del blocco dell’attività di ricerca che deriverebbe dall’accoglimento delle proposte ministeriali  e nel giugno 2019 aveva stilato una relazione per respingere le richieste di modifica ministeriale.

La lettura di un tale documento è sorprendente quanto istruttiva, si legge infatti : “Tale circostanza comporterebbe inevitabilmente il blocco delle attività di ricerca per un lasso temporale molto lungo (6/8 mesi) con il rischio concreto di non portare a termine le attività previste ne contratto/accordo/finanziamento e quindi di creare contenziosi e/o restituzione/mancata erogazione delle somme ottenute dai committenti/finanziatori esterni.”

L’amministrazione è perfettamente cosciente quindi delle conseguenze di tali modifiche e alcune inquietanti domande sono, a questo punto, inevitabili.

  • Perché questa relazione, evidentemente rivolta al CdA, al CdA  non è mai arrivata ?
  • Perché il presidente non ha inserito all’OdG l’approvazione del RACF senza le modifiche ministeriali ?

La vicenda ha risvolti incredibili.

Il CdA, di cui facevo parte, venne tenuto all’oscuro di una tale relazione ed il presidente dell’Ente  ha temporeggiato un anno per assumere un atteggiamento diametralmente opposto a quello contenuto nella relazione dell’amministrazione che collima con quanto la rete di ricerca sta dicendo da mesi, nel tentativo di impedire modifiche al RACF sotto dettatura dei burocrati del ministero.

A questo punto con la chiusura del bilancio preventivo 2021 i nodi stanno venendo al pettine. Sarebbe riduttivo soffermarsi al solo FOE che è sì inadeguato ma lo è nella stessa misura in cui era inadeguato lo scorso anno quando, invece, il bilancio preventivo 2020 era a tal punto florido da avere un cospicuo avanzo di amministrazione, che il bilancio consuntivo del 2019 ha mostrato essere inconsistente.

Le responsabilità vanno cercate innanzitutto all’interno. L’accumulo dei residui, d’altra parte, non è conseguenza di scelte scellerate dell’Amministrazione come la famigerata circolare 6/2019 ?

Cosa dire poi del disastro della gestione dei fondi infrastrutturali, fino alla paradossale approvazione, poche settimane fa, dei progetti@CNR basati sul cofinanziamento proveniente dai fondi della rete di ricerca, su un finanziamento – quello del potenziamento infrastrutturale – che non prevede alcun cofinanzianmento.

Quali sono le responsabilità interne al CNR che portano una parte consistente del FOE vincolato all’esterno dell’Ente, di fatto sottraendolo alla gestione ordinaria, come quelle di cui si occupa stasera Report ?

Tutto questo non può che portare ad una sola conclusione: la rete di ricerca deve compattamente respingere il ricatto sul RACF, chiedere al ministro  di mandare via  il vertice attuale al più presto ed avviare una riforma volta all’autogoverno dell’Ente.

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