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LA VARIANTE INDIANA STA INSIDIANDO DA TEMPO IL CNR : URGONO VACCINI POLIVALENTI

Uno dei caposaldi nel fare ricerca scientifica è il giudizio dei pari, un meccanismo creato perché venga valutato il valore di proposte e di risultati a prescindere dalla loro maternità/paternità e affiliazione. Un meccanismo condiviso e diffuso in tutta la comunità scientifica internazionale, garante della realizzazione e della libera circolazione delle idee migliori, quelle che accompagnano il progredire della conoscenza. Un meccanismo che tutela e valorizza l’investimento di denaro usato per sostenere progetti e raggiungere risultati. Un contrappeso fondamentale a questo meccanismo di selezione è la trasparenza delle decisioni prese, che deve risultare dalle motivazioni e dal giudizio espressi da valutatori terzi, esenti da conflitto di interessi. Un contrappeso fondamentale per molti aspetti: 1. perché rassicura il proponente che sa di consegnarsi ad un sistema equanime dove sarà valutato senza pregiudizi, 2. perché quel sistema gli indicherà pregi e difetti della sua proposta così da poterla eventualmente migliorare, 3. perché comprenderà l’attualità di quel che propone e produce. Il modo migliore per sostenere questo cammino educativo e di progresso è quello di consentire, nel contesto di una chiamata di proposte progettuali, l’accesso ai giudizi emessi dai valutatori, esplicativi del punteggio assegnato e della graduatoria che ne deriva.

Questo è quanto non sta esattamente accadendo per la fase uno di valutazione/selezione di 761 proposte presentate nell’ambito dei progetti@cnr, concepiti, lo dice il bando, per finanziare la comunità scientifica dell’Ente, dedicati alla “Ricerca per la costruzione”. L’iniziale tabella rilasciata dal CNR del solo elenco degli  ammessi e non ammessi alla fase due della valutazione si era infatti prestata da subito a comprensibili malumori, tradottisi, dopo qualche inciampo, come quello sbalorditivo di ammettere agli atti solo i direttori dell’Istituto del proponente, nella successiva pubblicazione del punteggio ottenuto dalle proposte presentate, e mantenute anonime, per somma di valori assegnati a tre diversi fattori : cv del proponente (non del Direttore, ma a volte il proponente è pure Direttore), originalità e rilevanza della tematica affrontata. In questo modo si è rilasciata una fluttuante dispersione numerica che, ancorché formalmente corretta (ma la ricostruzione ha bisogno di forma o di sostanza?) non chiarisce proprio niente e si presta a interpretazioni forse ingenerose ma giustificate dall’assenza di qualche riga di giudizio. Non si poteva davvero fare di più? Essere per una volta più limpidi e non assecondare dubbi e considerazioni che una comunità scientifica chiusa come la nostra può facilmente elaborare, in grado com’ è, nell’ambito della sua articolazione per settori, di rimuovere la foglia di fico dell’anonimato per imbattersi in punteggi comparati poco comprensibili?

Così facendo viene meno la premessa fatta all’inizio e anche i progetti@cnr sembrano incanalarsi in quella lunga e inesorabile lista di esperienze negative precedenti che portano via via il nome di progetti strategici, progetti finalizzati, progetti bandiera, progetti premiali. Succedutisi dagli anni 80 del secolo precedente agli anni 20 dell’attuale, pur in diversi contesti e condizioni, mettono a nudo una cronica e inquietante incapacità del CNR, l’Ente Nazionale di Ricerca per antonomasia, a fare suoi principi cardine della comunità scientifica internazionale qual è quello della leale e trasparente competizione di idee. Dati i tempi, potremmo dire che si tratta di varianti del tema TUTTE INDIANE, nel senso del fare l’indiano :… non darsi per inteso di qualche cosa, fare finta di non interessarsi a quanto altri fa o dice (cit. Treccani), non essere trasparente.

Soffermiamoci ora sulle cause e sulle conseguenze di una simile condizione, entrambe di notevole rilevanza.
Le cause. I progetti@cnr hanno un’origine anomala, spuria. Nascono da fondi residui resi disponibili attraverso la richiesta impropria avanzata dall’Ente ai suoi Istituti di concorrere all’acquisto di nuova strumentazione per la quale la copertura finanziaria era già stata provveduta dal MUR. Da quanto a suo tempo riportato da fonti autorevoli e rappresentative, i soldi del MUR erano serviti per appianare un grosso buco nel bilancio preventivo dell’Ente. In altre parole i fondi per la strumentazione venivano rimpinguati da fondi a disposizione degli istituti, una parte dei quali è stata distratta, dandone ampio risalto e sollevando giustificate speranze, per confezionare i progetti@cnr, così da mitigare l’irritazione per un prelievo imposto per far quadrare il bilancio annuale dell’Ente e altrimenti ingiustificabile. Proprio per questo, il processo di purificazione da quell’imposizione avrebbe dovuto completarsi con un percorso ineccepibile, finanche dichiaratamente parziale, nel caso, ma sempre e comunque al di sopra di ogni sospetto.
Le conseguenze. Se il CNR non riesce da più di 40 anni a dar vita ad un meccanismo aperto di selezione delle progettualità più degne, con il più alto tasso di genialità e a prescindere dall’appartenenza, stante il sopravvento ormai consolidato di una economia basata sulla conoscenza, è destinato a chiamarsi fuori dalla comunità scientifica internazionale e a non sostenere il Paese nella sua domanda e nella sua necessità di Innovazione. Suonerà paradossale ma il CNR sta da tempo cedendo all’anti-Scienza e sta educando di conseguenza le nuove generazioni. Non è forse così? Scusate ma se finanziamo chi appartiene, e non chi inventa, e quindi forma, e alla fine assume, quale sistema sosterrà il nuovo entrato? Se educhiamo il nuovo entrato a non dire la sua ma a trasmetterla al suo delegato che vedrà se condividerla con gli altri delegati e tutti insieme decideranno se è il caso di incomodare il rappresentante intermedio fino a far arrivare un bisbiglio al vertice, quale originalità di pensiero ci aspettiamo? L’anti-Scienza si è ormai concretizzata nel prevalere del ricercatore massa sullo scienziato socratico, nella falsa equivalenza tra le diverse categorie professionali che operano nel CNR, in forme di comunicazione socials/amicali che hanno mandato in soffitta il confronto istituzionale, in progressioni di carriera affidate alla compilazione di questionari per patente, in una bislacca teoria delle rappresentanze che affida ai direttori di istituto, e non al proprio rappresentante eletto, l’opinione del personale; nell’abiura sostanziale di tutto quanto è scritto nella carta Europea del ricercatore, in esondazioni concorsuali seguenti a lunghi periodo di ristagno che non possono garantire un buon ricambio. Non è questa anti-Scienza?

Dopo così lungo tempo, affamato per decenni dal disinteresse sociale, gestito dalla politica, amministrato da regolamenti bizantini, ghermito da uno strisciante quanto inesorabile processo di spersonalizzazione, lacerato dal protagonismo e dall’interesse individuale, utilizzato in modo strumentale per trasferimento di risorse (che fine fanno i 3 milioni per un vaccino che non si farà?), il CNR ha problemi di respirazione. Non bastano cure e nemmeno protesi. Rischia l’intubazione con i nuovi Centri Nazionali. Se ancora le conserva, bisogna allora risvegliargli le cellule della memoria immunitaria e bisogna agire presto e bene con robuste iniezioni di antigeni polivalenti così da stimolare la linea B (della Bravura) a produrre gli anticorpi IgM (Merito) e IgG  (Genio), coadiuvata dalle linee T della Trasparenza e del Talento, queste ultime natural killers della omologazione, e con l’aiuto delle proteine C (competenza/ conoscenza) per complemento. Solo così la variante indiana ormai maggioritaria potrà essere sconfitta. Serve una robustissima vaccinazione.

L’arrivo di una nuova Presidente, estranea alle vicende precedenti, di mentalità effervescente e aperta, di  spessore scientifico, di grande esperienza tecnologica, con attenzioni umane e sociali, e rispettosa di tutto il personale a tal punto da rivolgersi direttamente a noi, senza la mediazione di delegati centrali e territoriali, autorizza un minimo di speranza, in concomitanza con l’arrivo dell’antidoto PNRR, ma non c’è tempo da perdere se si vuole finanziare la comunità scientifica nell’ottica di una ricostruzione, come afferma il bando. E’ l’ultima speranza per noi ricercatori, strenui difensori della SCIENZA, non più rappresentati in un sistema che è stato stravolto, ribaltato.

Due riflessioni finali, nel caso il lettore abbia avuto la pazienza di leggere fin qui.
1. La presentazione di numerose proposte progettuali legate alla pandemia Covid-19 contrasta con il ruolo secondario che il CNR ha finora avuto in questo contesto. Qualcosa non quadra.
2. I progetti, inclusi i @cnr, per definizione sono di ricerca e per evidenza alimentano le attività scientifiche e di sostegno tecnico e amministrativo : no project, no party.

Diego Breviario,
non ha applicato ai progetti@cnr.

2 thoughts on “LA VARIANTE INDIANA STA INSIDIANDO DA TEMPO IL CNR : URGONO VACCINI POLIVALENTI

  1. E un ente serio non fa certificare da commissioni poco trasparenti che il l’80% dei propri scienziati non è in grado di scrivere una proposta sufficiente a passare ad una fase due di valutazione. Un comico tempo fa si prendeva a bottigliate le parti basse, comicità grossolana e discutibile. Farsi certificare l’incapacità della propria comunità è una azione simile, con aspetti di comicità, ma di sicuro non fa ridere. Neanche io ho partecipato, per scelta, a questa iniziativa.

  2. Diego hai assolutamente ragione. Io svolgo il ruolo di reviewer per riviste pubblicate da grandi case editrici da quasi trent’anni (nota però che non sono mai stata chiamata dal cnr o altra istituzione italiana ad effettuare la valutazione di progetti di ricerca), e se mi fossi limitata a dare dei punteggi senza consultare ampiamente la letteratura e non avessi fornito adeguate motivazioni al mio giudizio, mi avrebbero di certo immediatamente esclusa dall’albo. Inoltre questa funzione i reviewer la svolgono gratuitamente, per il dovere intrinseco di ogni ricercatore che si rispetti di proteggere la buona scienza. Invece il cnr paga profumatamente per far compilare delle tabelle con dei numeri con, a mio giudizio, conseguente inevitabile trionfo della mediocrità. Mediocrità di cui da anni siamo circondati e della quale sarà veramente dura liberarsi.

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