Autonomia di ricerca e ricercatori: no a progressioni di carriera via contratto

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  • Questo topic ha 13 risposte, 5 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 4 anni, 7 mesi fa da Sabino Maggi.
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    • #7678
      stefano.morara@in.cnr.it
      Partecipante

        Su sollecitazione di molti rispondo anche qui alla proposta di Ledda e Mattioli, Il capitale al centro. Risposta alle domande 4 e 5, circa l’eliminazione dei concorsi e le progressioni di carriera mediate attraverso il contratto con i sindacati.

        La proposta punta a scardinare il sistema concorsi per i ricercatori nel CNR e, in definitiva, a portarli ad un sistema che li allontani dal riferimento con la comunità scientifica italiana. E’ un classico contenzioso che, opponendosi alle aperture offerte dalla riforma Ruberti (1990), pone continui ostacoli all’autonomia dei ricercatori degli EPR (presente, ad esempio, nella sempre citata e mai attuata Carta Europea dei Ricercatori). E che ha sempre impedito il raggiungimento di uno status giuridico per legge e non per contratto: il contratto è lo strumento principale con cui i sindacati possono esercitare il loro potere (giustamente), ma l’autonomia dei ricercatori è materia che esula da questo ambito. I riferimenti a questa logica sono presenti sia nel testo, sia nelle risposte ai commenti (non cito per brevità) nel sito Comancio blog.

        Sia chiaro: è tutto legittimo. Ma frutto di una concezione sindacale antica, pur radicata.

        Per gli autori, le progressioni devono essere “interne”, e l’accesso dall’esterno (a parte l’ingresso iniziale), limitato a “necessità motivata di elevata professionalità”. Il sistema dei concorsi non è un tabù, ma è il concetto di comunità scientifica (internazionalmente intesa) che qui manca con evidenza. Assieme alla mancanza del senso della missione di un ente di ricerca (concetto citato, ma poi abbandonato): come può un ente avere una ricerca (“di altissimo livello”) tra i suoi obiettivi senza una osmosi di a) idee, b) regole e c) persone con il resto della comunità? La scienza non è tale senza questa osmosi. L’idea di impedire procedure concorsuali di immissione dall’esterno, per limitare le progressioni a solo quelle interne, porterà a ridurre il CNR ad un ghetto (da vecchio sistema parastatale). E’ la stessa logica dei porti chiusi: quelli rassicurano chi si sente in balia della globalizzazione e ghettizzano il paese, la limitazione all’osmosi con la comunità scientifica porta al mantenimento di “posizioni di potere” (scusate il termine) e la ghettizzazione dell’ente. Sono ben cosciente che l’osmosi è, attualmente, ridotta: ma è la strada verso cui andare, non quella da cui fuggire.

        E non dimentichiamo che l’assenza di progressioni per i ricercatori non è di oggi, ma ha ricevuto un sostanziale aiuto dalla rimodulazione della pianta organica di qualche anno fa (appoggiata da CGIL, CISL e UIL): riducendo il numero di ricercatori di II e III livelli ed aumentando (di poco) quello del I livello. E adesso ci si lamenta della mancanza di progressioni?

        E quale missione si vuole dare ad un Ente che è pieno (in pianta organica) di I livelli che non potranno accedere a progressioni interne perchè mancano i numeri di II e III livelli (rispetto agli omologhi enti nazionali ed internazionali)? Forse la risposta è nelle conseguenze della attuale proposta? con “il meccanismo contrattuale dell’anticipo di fascia stipendiale, da attribuire previo raggiungimento di obiettivi” si otterrà di stabilire per contratto (!) gli obiettivi scientifici (!) del personale/dell’Ente.

        Ho sempre temuto il coinvolgimento dei sindacati nei processi di progressioni di carriera: hanno svolto (e, per me, dovranno sempre continuare a svolgere) l’indispensabile ruolo di creatori “di classe” e di difensori dei rispettivi diritti, ma non riescono a comprendere che vi sono ambiti che sono più propri dell’innato spirito dell’uomo alla crescita. Conciliare questa spinta (che potrebbe essere considerata in parte “divisiva”) con quelle “unitarie” che tengono insieme le società (ed i lavoratori di un Ente) non è facile, ma una sfida per l’intelligenza di tutti: e che certo non può utilizzare i meccanismi qui proposti.

        Stefano Morara

      • #7683
        Umberto Amato
        Moderatore

          Vorrei spendere qualche parola positiva sulla proposta Ledda-Mattioli, visto il massacro cui è stata sottoposta dal circostanziato e puntuale intervento di Stefano. Credo che l’ipotesi di un avanzamento automatico, non basato sui concorsi, ma su parametri oggettivi e misurabili, diciamo l’anzianità, concertati con i rappresentanti per eccellenza del personale, i Sindacati, abbia senso. Soprattutto per quei Paesi, che so, il Niger, la Guinea, il Sud Sudan dove l’istruzione è un lusso, dove si tramanda di genitori in figli solo nelle famiglie che se lo possono permettere, dove già esiste una selezione naturale (innaturale?) ed è inutile farne un’altra che sarebbe giusto un doppione. Sapete, noi facciamo sempre selezione, quando compriamo 1 Kg. di albicocche, scegliamo fruttivendolo e guardiamo la cesta di frutta; quando dobbiamo scegliere un medico; quando mandiamo i nostri figli a scuola. La ricerca dovrebbe essere l’ambito per eccellenza della selezione. Perchè è lì che si forma il progresso del Paese. E’ lì che si decide in che direzione si muoverà nel futuro. E proprio lì non andiamo a fare la selezione più spietata che potremmo e dovremmo? E’ una scelta legittima. Una scelta su un aspetto che lascia presupporre un intero modello di pensiero sulla ricerca. Così magari tra 20 anni qualcuno potrà accomunare anche l’Italia assieme a quei Paesi.

          • #7695
            giuseppe.mattioli@ism.cnr.it
            Partecipante

              Riporto inoltre per dovere di completezza la risposta che avevamo già dato a Stefano Morara su CoMancio, nei confronti del quale, pur nel rispetto delle differenti opinioni, lo scambio di vedute si è mantenuto per la buona volontà di tutti i partecipanti entro i limiti della dovuta cortesia.

              Caro Stefano, ti ringraziamo perché la tua risposta ci permette di specificare meglio le nostre idee in alcuni punti. Infatti dopo aver superato alcune incomprensioni, per esempio l’abitudine di contare i livelli contrattuali dal basso verso l’alto da I a III invece che da III a I, ci siamo resi conto che c’è una profonda divisione, forse generazionale, nel modo in cui noi intendiamo la carriera del Ricercatore rispetto a quello in cui la intendi tu. Anzitutto è la legge che prevede l’ingresso dall’esterno per concorso al livello più basso in una determinata area professionale, e fa eccezione per l’ingresso motivato al grado più alto. Quindi consideriamo illegittimi i concorsi esterni al II livello, al quale si dovrebbe passare esclusivamente mediante una promozione interna. Facciamo anzitutto un bilancio di ciò che avveniva in passato. Non abbiamo mai notato alcuna “osmosi” di persone nel CNR nei più di quindici anni in cui lo abbiamo frequentato. Abbiamo invece sempre notato concorsi, quale che fosse il posto in palio, in cui i docenti dell’università, con la complicità di alcuni colleghi, pianificavano le carriere delle persone in barba al merito. Non abbiamo visto frotte di eminenti giovani studiosi stranieri venire a prendere il ruolo al CNR, e chi glielo avrebbe dato? Invece abbiamo visto solo colleghi brillanti che sono forzosamente emigrati. E quindi stiamo comunque parlando di un ambiente provinciale, che si internazionalizza solo per la tenace volontà individuale di quei ricercatori che per produrre un discreto ammontare di ricerca di buon livello, indispensabile per fare carriera o anche solo per essere assunti senza raccomandazioni, coltivano collaborazioni internazionali con i soliti due soldi e a dispetto di tutto.

              Però hai trascurato di notare nelle nostre risposte che l’allergia alle commissioni di concorso non è un’allergia alla valutazione del merito. Abbiamo lanciato la provocazione di subordinare l’accesso al I ed al II livello al conseguimento dell’ASN, o almeno delle relative soglie bibliometriche, come professori di I e II fascia, rispettivamente. Molti dei neoassunti al III livello, malgrado l’onta indelebile della “sanatoria”, potrebbero conseguire l’abilitazione, e molti l’hanno effettivamente già conseguita perché stavano comunque cercando un posto di lavoro altrove. Si può dire la stessa cosa di tutti i colleghi più anziani? Oppure questo è uno dei casi in cui la bibliometria deve essere considerata solo una frode inutile? Non sarebbe più pulito e lineare se al raggiungimento di soglie abilitative stabilite dalla nostra comunità scientifica, e senza l’intervento di docenti universitari, che invece non ci ammettono nelle loro commissioni concorsuali sempre alla faccia dell’osmosi, si potesse fare un passaggio di livello a costo zero?

              Tu citi un’antica querelle tra stato giuridico e contratto di lavoro. Noi non abbiamo difficoltà a schierarci a favore del contratto. Lo stato giuridico nasce nell’ordinamento da un’ovvia considerazione per i magistrati e per le forze armate. Sarebbe ridicolo se entità di tale rilevanza costituzionale si sedessero di fronte all’ARAN a discutersi il contratto di lavoro, con il moschetto in mano o la toga al braccio. Ed è quindi chiaro come solo il Parlamento, potere sovrano, possa rappresentare la fonte delle norme che regolano l’assunzione e la carriera di giudici e militari, con il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale come luoghi di composizione degli eventuali conflitti. Già risulta molto meno chiaro il vantaggio per l’università, che comunque ha rispetto a noi dalla sua parte della bilancia la tutela costituzionale dell’insegnamento e dell’alta formazione. Poi però arriva una legge come la 240/2010, fatta da un Governo e da un Ministro ostili all’indipendenza dell’accademia, e asfalta l’università prima di concludere togliendogli un miliardo e mezzo di finanziamenti. Io non metterei mai il ruolo dei Ricercatori degli enti di ricerca in mano al prossimo parlamento, ci ritroveremmo rapidamente con la cravatta a righe a vendere “scoperte scientifiche” porta a porta… Invece il decreto legislativo 218/2016, che andrebbe affisso in tutti gli studi dei ricercatori del CNR accanto alla Costituzione e letto ad alta voce nelle mense delle aree della ricerca dato che molti colleghi, incluso tu, non ne conoscono l’esistenza, delinea per la prima volta quell’autonomia dei ricercatori di cui parli, abolisce le piante organiche di lontana memoria che tu citi, riforma statuti e regolamenti con l’intenzione di far pesare di più il personale scientifico, sebbene in quest’ultimo caso la volontà del legislatore sia stata soffocata nel sangue dall’attuale CdA e l’autonomia degli enti sia rimasta esclusivamente autonomia dei presidenti degli enti.

              E questo ci porta all’ultima questione. Quale deve essere il ruolo delle organizzazioni sindacali all’interno del CNR? L’atteggiamento apertamente antisindacale di una parte dei colleghi (non il tuo, e ci fa piacere sottolinearlo) è in parte figlio di modalità di azione sbagliate da parte sindacale nel passato anche recente, che peraltro hanno trovato riscatto nel sostegno alla mobilitazione dei lavoratori precari del CNR. Perché infatti l’unità intergenerazionale tra ricercatori si è rotta nel momento in cui più del 40% del personale lavorava con contratti a termine o flessibili, e i pochi posti messi a concorso venivano più spesso di prima assegnati a raccomandati senza meriti particolari, tra il colpevole silenzio di molti colleghi e la complicità di pochi altri. Grazie al lavoro delle organizzazioni sindacali il nuovo testo unico del pubblico impiego ha incluso le norme sacrosante per il superamento del precariato, grazie alle organizzazioni sindacali siamo riusciti a recuperare quella visione unitaria, tutt’altro che “parastatale”, del lavoro di ricerca e di sostegno alla ricerca, invece di dividerci in sacche di personale litigiose e fagocitate un boccone alla volta dagli autori di circolari “reazionarie” come quelle sull’orario di lavoro, inutili proprio perché in aperta violazione del vituperato contratto di lavoro. Le organizzazioni sindacali interne al CNR sono fatte da colleghi, vengono per legge informate su tutto ciò che riguarda la politica del personale nei Piani Triennali di Attività, e dovrebbero quindi essere sempre al fianco di tutti i lavoratori del CNR, incluso il Rappresentante del Personale in CdA, per aiutarli a lavorare meglio e quindi anche per favorire la loro progressione di carriera.

              Mario Ledda e Giuseppe Mattioli

          • #7685
            Sabino Maggi
            Amministratore del forum

              Sono stato assunto nel 1990, proprio l’anno in cui è stato introdotto il sistema di livelli attuale, Ricercatore/Tecnologo -> Primo Ricercatore/Primo Tecnologo, Dirigente di Ricerca. Prima di allora il passaggio di livello avveniva per anzianità, un po’ come i gradoni attuali, il merito valeva zero.
              A fine 1990 ho assistito al passaggio a Primo Ricercatore o Dirigente di Ricerca di (neo) colleghi ormai di mezza età che avevano in tutto 5-6-7 articoli pubblicati su riviste internazionali, più o meno come me, giovane ricercatore appena assunto. Insomma, avevano dormito vent’anni sapendo che tanto la carriera l’avrebbero fatta lo stesso e poi si erano trovati al momento giusto con l’anzianità “giusta” per diventare, senza meriti, Dirigenti di Ricerca (o Primi Ricercatori).
              Con la proposta Ledda-Mattioli vogliamo tornare a questo?

            • #7694
              giuseppe.mattioli@ism.cnr.it
              Partecipante

                Cari colleghi
                A fronte della vostra ostinazione nel non voler leggere con attenzione le nostre proposte ed addirittura a fraintenderle clamorosamente, con chiaro intento mistificatorio, mi trovo costretto a pensare che abbiate paura della valutazione, quella vera; non quella fatta da commissioni giudicatrici che si sono spesso ben guardate dal valutare la produttività scientifica, ma hanno invece assegnato posti e promozioni con il bilancino del potere accademico o dirigenziale. Riceviamo infatti critiche velenose da un primo ricercatore che su scopus vanta 64 prodotti della ricerca a partire dal 1990, con un totale di 265 citazioni ed un h-index di 10. Su people non risultano responsabilità progettuali o organizzative, anche se questa può essere una banale dimenticanza nell’aggiornamento, almeno spero. Abbiamo poi un dirigente di ricerca che, sempre su scopus, può vantare 100 prodotti della ricerca a partire dal 1982, con 1004 citazioni ed un h-index di 17, con tracce misurabili di responsabilità organizzativa o progettuale. Mi permetto di dubitare che con simili bibliometrie conseguirebbero l’ASN come docenti di II o I fascia, rispettivamente, e certamente non si può dire che ci troviamo di fronte ad attività di grande impatto sulla comunità scientifica internazionale. Sono quindi stati promossi nel loro stato di non abbondante produttività scientifica da un sistema concorsuale ingiusto, un sistema che a mio avviso deve essere prima sospeso e poi eventualmente ripensato da capo su altre basi, con il sorteggio delle commissioni da albi degli esperti, con la ricusazione automatica dei commissari in plateale situazione di conflitto di interessi, con la misurazione uniforme all’interno di una data area disciplinare dei prodotti e delle responsabilità di ricerca sulla base di indicatori stabili nel tempo e non suscettibili di modifica da parte delle commissioni, e con la standardizzazione delle eventuali prove concorsuali. Nel frattempo la dura legge dei numeri e della bibliometria, sicuramente insufficiente e meritevole di tutte le critiche che volete tranne quella di far assumere o promuovere per partito preso gli immeritevoli, a volte gli indegni, può provvedere per qualche tempo a rinormalizzare almeno un poco carriere, stipendi e posizioni del personale scientifico del CNR. La mia produttività scientifica inizia nel 2006, e sempre su scopus potete trovare 41 prodotti della ricerca con 952 citazioni ed un h-index di 17, pari quindi a quello del summenzionato dirigente di ricerca ma maturato in un terzo del tempo, con tracce misurabili nel mio curriculum di reponsabilità progettuali. Purtroppo non ho potuto beneficiare di quelle raccomandazioni e manifestazioni di diritto divino che vorrei stroncare alla radice, quindi sono stato assunto solo da un anno, dopo 10 anni di precariato come assegnista di ricerca e RTD, chiamato in graduatoria come secondo classificato in un concorso di esemplare correttezza (ogni tanto esistono…) concluso nel 2017, in cui il primo classificato ha cominciato a produrre articoli nel 2009 ed ha un h-index di 44 e 9121 citazioni su scopus, vedere per credere Author ID: 24335567100. Non mi considero quindi the cream of the crop, ma un ricercatore con un curriculum presentabile, che ha dimostrato di saper fare il suo mestiere “con disciplina e onore”, come recità l’art. 97 della nostra Costituzione. Poco prima di ricevere la delibera di scorrimento della graduatoria a dicembre del 2017 stavo caricando su loginmiur@cineca i dati per richiedere l’ASN, ed avrei superato agevolmente le soglie come professore di II fascia per i settori disciplinari CHIM02 e CHIM03, dato che io faccio il ricercatore e non ho obblighi didattici, così come la quasi totalità dei ricercatori del CNR, per cui devo solo produrre articoli o altri prodotti della ricerca valutabili e coordinare o almeno partecipare a progetti di ricerca, anche se qualcuno ogni tanto se ne dimentica e non produce proprio nulla, protetto da un ruolo intoccabile. Una volta sicuro che sarei stato assunto, non ho più ritenuto necessario spedire le domande, perché non ho interesse a fare il professore; rivendico la mia professionalità come ricercatore del CNR e voglio muovermi libero da quella struttura feudale che è sempre più diventata l’università italiana, in particolare dopo l’approvazione della legge 240/2010. E’ per questo che, assieme a Mario Ledda, ho proposto un meccanismo per soddisfare le aspirazioni di carriera di coloro che lo meritano misurabilmente, ritenendo i numeri più affidabili delle persone, almeno di certe persone, ma vi ostinate colpevolmente a non considerare questa parte del ragionamento, continuando falsamente a sostenere che noi siamo a favore di automatismi privi di valutazione del merito. Però a voi tutto sommato non interessa questo, fate parte di un ristretto gruppo che per un colpo di fortuna ha tratto beneficio dalla mossa non troppo felice delle organizzazioni sindacali di appoggiare la candidatura inaccettabile dell’ex direttore generale come rappresentante del personale in CdA nel 2015. Così avete potuto installarvi lì, e avete paura di perdere la vostra posizione di privilegio di fronte alla candidatura seria di un ricercatore come Mario Ledda, giovane ma già esperto come tutti noi che ci siamo dovuti sudare l’assunzione cantando e portando la croce, facendoci carico anche della nostra parte di mobilitazione permanente con la quale sono stati assunti i nostri colleghi. Noi avremmo voluto che la mobilitazione fosse stata condivisa anche da voi, perché crediamo che il precariato non sia l’unico dei problemi del CNR, e l’abbiamo detto a gran voce in tutte le sedi in cui ce n’è stata data l’occasione. Se vi foste uniti a noi allora, tutte le mobilitazioni sarebbero state di gran lunga più incisive. Saranno invece i prossimi mesi a decidere quale visione del CNR sarà maggiormente condivisa dai colleghi, ma il vostro tentativo di screditare le persone, travisando le proposte degli altri senza entrare nel merito delle vostre deve essere rigettato senza appello.

                Giuseppe Mattioli

                • #7704
                  Vito Mocella
                  Moderatore

                    Caro Giuseppe, ho un’opinione assai morigerata nei confronti della bibliometria che, come forse saprai, solo in Italia ha assunto l’importanza che le ha conferito l’ASN. Ad ogni modo la stessa ASN considera la bibliometria, le mediane ecc. , come dei requisiti cui fa poi seguito una valutazione di una commissione.
                    La sfiducia verso le commissioni, che lo stesso meccanismo dell’ASN assume implicitamente, è sicuramente un problema molto serio che va affrontato ma che a mio avviso non può essere risolto in modo esclusivamente algoritmico.
                    Non voglio entrare qui nel merito, quanto piuttosto chiederti qualche spiegazione su un passaggio specifico che mi ha molto colpito.
                    Cosa vuoi dire quando dici :
                    “.. fate parte di un ristretto gruppo che per un colpo di fortuna ha tratto beneficio dalla mossa non troppo felice delle organizzazioni sindacali di appoggiare la candidatura inaccettabile dell’ex direttore generale come rappresentante del personale in CdA nel 2015. Così avete potuto installarvi lì, e avete paura di perdere la vostra posizione di privilegio …” ?

                    Io spero che Tuzi non fosse il candidato dei sindacati e che mai i sindacati abbiano un proprio candidato in elezioni del personale per eleggere il proprio rappresentante in CdA, ma forse ignori che prima delle elezioni del 2015 già le precedenti elezioni nel 2011 avevano visto vincere Umberto Amato, che tu evidentemente ascrivi al ristretto gruppo.
                    Rivenendo a quelle del 2015, non mi dire che sei così ingenuo da ritenere che 1972 voti siano un colpo di fortuna ?

                    Mi sorprende però una cosa che denota un profondo fraintendimento del ruolo del rappresentante in CdA.
                    Tu ritieni che ci sia un gruppo ristretto e che questo gruppo goda di una posizione di privilegio ?
                    Spero che tu non proietti, psicanaliticamente beninteso, l’idea che hai di tale posizione come posizione di privilegio. Certo volendo la si può utilizzare in questo senso, negoziando magari qualche disattenzione su qualche operazione immobiliare o sul proliferare dei contratti sottosoglia legati a qualche gruppo imprenditoriale.
                    Ma se invece non lo si fa, di privilegi ce ne sono ben pochi. Se ce ne sono pochi per me, figuriamoci poi per il “gruppo ristretto”.
                    Forse hai un’idea consociativa del ruolo del rappresentante, ma evidentemente non hai idea delle pressioni se non delle vere e proprie minacce che riceve il sottoscritto ? Tu hai idea che nel periodo in cui sono rappresentante sono stai aperti 2 procedimenti disciplinari nei miei confronti ed intentata un’azione di misconduct presso il comitato etico, mentre nei miei precedenti anni al CNR non ero stato meritevole di cotanta attenzione ?

                    C’è poi un altro aspetto che mi risulta misterioso. Cosa intendi per contrapposizione fra Noi e Voi?Chi sono i Noi e chi sono i Voi? Se per Noi intendi i precari, dovresti forse parlare con i tanti che hanno apprezzato e ringraziato per aver diffuso le liste degli aventi diritto (che i sindacati non hanno diffuso) per aver reso trasparente ogni atto del processo, per aver cercato le risorse in parlamento, ecc.. Se per Noi intendi, invece, la parte consociativa del sindacato allora hai ragione: c’è un Noi e c’è un Voi.

                  • #7723
                    Umberto Amato
                    Moderatore

                      Vedo che ormai si scende (intendo di livello) sul personale ma preferisco tenermi più alto per non ammorbare i colleghi. Voglio solo riferirmi alla tua/vostra frase sulla “mossa non troppo felice delle organizzazioni sindacali [non di singoli soggetti di un singolo sindacato, ndr] di appoggiare la candidatura inaccettabile dell’ex direttore generale come rappresentante del personale in CdA nel 2015”. Il punto è che si grida allo scandalo per il candidato appoggiato dal sindacato, ma non per il fatto stesso che il sindacato abbia espresso un candidato, ritenendola evidentemente una cosa normale. Come se non stesse succedendo ancora adesso, con la sfacciataggine e, riconosco, il coraggio della luce del sole, senza suggerire nell’ombra e di nascosto. Il punto è esattamente questo. Si tratta di una visione della ricerca statica e “statale”, dove un “tavolo” decide il futuro della ricerca e dei ricercatori e lo congela per la durata di un contratto, un tavolo a cui siedono soggetti che sono titolati a intervenire su altre questioni, non certo di ricerca (tralasciando il fatto che gli stessi soggetti non hanno certamente brillato quanto a difesa dei ricercatori, per dirla con un eufemismo). Vale per la candidatura al CdA, vale per le progressioni di carriera. Mi sarei aspettato, dal programma elettorale anticipato da Ledda a Bologna, la valorizzazione ed il coinvolgimento pieno dei ricercatori nella vita dell’Ente attraverso strumenti di partecipazione diretta e norme per l’autogoverno e per facilitare la partecipazione, non certo un potere affidato al sindacatuccio di turno. E’ un modello che non esiste da nessuna parte che porta ad ingessare la ricerca. Se proprio la devo dire tutta, anni fa la pensavo come voi. Visto che i concorsi sono una farsa (ovviamente molti, per carità), visto che vincono i candidati legati ai commissari, allora introduciamo un metodo oggettivo per stilare le classifiche: il bravissimo (in statistica l’outlier) sarà a prova di criterio e vincerà qualunque esso sia. E gli altri? E tutte le critiche scientificamente mosse agli indici bibliometrici? Così mi sono reso conto con il tempo che non è il sistema giusto. Il sistema giusto secondo me è quello proposto da Diego Breviario a Bologna, per carità nessuna invenzione, semplicemente quello adottato nei paesi più avanzati di noi. E’ lì che dobbiamo puntare, è lì che bisogna avere il coraggio di guardare, ed è lì che la politica deve essere indirizzata. Il resto è vecchiume; certificare un fallimento e ingessarlo è una sconfitta che ci porterà indietro e non avanti.
                      A proposito di indietro, sapevo benissimo che arrivava l’imbecille di turno a darmi del razzista. Ho preso i 3 Paesi ultimi nel ranking dell’istruzione, fonte CIA

                      • #7724
                        giuseppe.mattioli@ism.cnr.it
                        Partecipante

                          Caro Umberto
                          Facciamoci un ultimo giro di valzer sulle cose inconcludenti, ma poi basta perché non sono animato dalla necessità di avere l’ultima parola a tutti i costi. L’attacco personale era motivato dall’accostamento sarcastico (c’è differenza tra ironia e sarcasmo) della nostra proposta concreta a paesi in fondo alla scala mondiale di alfabetizzazione che probabilmente nemmeno possiedono una comunità scientifica, quindi in risposta ad un tuo attacco personale che non entrava nel merito della nostra proposta. Esistono comunità scientifiche di paesi evoluti come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti dove l’assunzione e la promozione non avvengono per concorso, ma mediante un sistema di cooptazione responsabilizzata (e quindi francamente inapplicabile oggi in Italia), che però è estremamente attenta alla produzione scientifica misurabile dei ricercatori o professori. Riportiamo per l’ultima volta la discussione al suo punto di partenza. La domanda del collega Breviario era

                          4. L’80% del personale che conduce ricerca al CNR è bloccato da anni nella sua progressione di carriera. Staziona ancora al terzo livello, quello di entrata, nonostante vanti titoli a profusione. Lo trovi giusto? Se no, cosa proponi di fare, in tempi brevi?

                          Voglio porre l’accento sui “tempi brevi”, anche se la nostra proposta riapre all’ipotesi di concorsi basati su presupposti del tutto differenti da quelli attuali nei tempi medi o lunghi, in associazione a ulteriori proposte per un cambiamento rivoluzionario nella governance del CNR che illustreremo nelle prossime settimane (adesso Mario è in ferie). I quattro partecipanti a questa discussione, a parte me, sono tutti inquadrati al I o II livello. Voi non potete capire la rabbia feroce che anima i ricercatori quarantenni come me (e come molti altri con i quali ho discusso di assunzioni e promozioni in questi ultimi due anni e che mi stanno esprimendo in questi giorni la loro solidarietà privata), che hanno subito sulla loro pelle lo scempio dei concorsi pubblici in questi ultimi dieci anni. Ho fatto il mio primo concorso nel 2009 al Dipartimento di Chimica della Sapienza, uno degli ultimi concorsi banditi per Ricercatori a tempo indeterminato. Sono stato candidato in molti altri concorsi, quasi tutti al CNR ma anche come RTDB, e sono al massimo arrivato primo degli idonei, pur avendo un curriculum scientifico rispettabile che è disponibile alla visione per tutti su people@cnr. In questi 10 anni ho visto colleghi a fianco a me, promossi da tempo al II o al I livello attraverso meccanismi concorsuali, prendere tutti i mesi un lauto stipendio che lievitava magicamente per anzianità di servizio senza produrre assolutamente nulla, mentre io mi sbattevo tra mille difficoltà a lavorare ed a guadagnarmi i rinnovi contrattuali procacciando fondi, e venivo scavalcato da immeritevoli nei concorsi. Colgo anche l’occasione per scusarmi per l’errore nella citazione della Costituzione. E’ infatti l’articolo 54, e non l’articolo 97, che recita

                          “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”

                          Dove sono la disciplina e l’onore di un dipendente pubblico se quando è chiamato a far parte di una Commissione concorsuale dalla quale dovrebbe essere escluso per conflitto di interessi assume regolarmente il suo collaboratore? Dove sono la disciplina e l’onore se si intasca il doppio del mio stipendio da neoassunto producendo poco o nulla? Dove sta scritto che dopo aver vinto un concorso nell’archeozoico un Ricercatore che deve produrre prodotti della ricerca e partecipare a progetti di ricerca (le “funzioni pubbliche” di cui sopra per le quali è pagato) non debba essere costantemente valutato, ed eventualmente bloccato o retrocesso nell’aumento automatico del suo stipendio, o addirittura nella carriera, se non è produttivo? Le soglie bibliometriche da sole non bastano per valutare la qualità del lavoro scientifico, specialmente in alcuni settori della ricerca, anche se ammetterai che in molti ambiti permettono abbastanza chiaramente di identificare chi è improduttivo o poco produttivo. Ma la priorità in questo momento è quella di abbattere un sistema concorsuale marcio dalla testa, con il diritto divino di nomina delle Commissioni, e magari già che ci siamo di curare pure gli infermi, fino alle fondamenta di chi delle Commissioni è chiamato a far parte, e anche di chi accetta di essere assunto o promosso cedendo la sua libertà costituzionale di ricercatore in cambio di un piatto di lenticchie e della fedeltà imperitura al Barone. Per questo abbiamo proposto di utilizzare meccanismi di valutazione fredda per innescare progressioni economiche (i.e., di fascia stipendiale) e di livello, meccanismi che dovrebbero essere il più possibile discussi e condivisi all’interno delle comunità scientifiche omogenee che vivono all’interno del CNR, e di tornare eventualmente a reintrodurre un sistema concorsuale solo dopo aver rivoluzionato completamente la governance dell’ente (faremo presto una proposta, ma per amore di discussione un possibile modello da discutere è secondo me quello che regola l’INFN, con ulteriori correttivi democratici) ed i meccanismi di composizione delle commissioni. Quali sono invece le tue risposte alla domanda di Breviario? Dateci più soldi e faremo più concorsi, sperando che non tutti siano truccati?

                          La rabbia feroce di cui ho parlato prima è anche la stessa di tutto il movimento dei precari del CNR, abbandonati da molti colleghi anziani più interessati agli scandali e agli scandaletti, tanto da partorire documenti sulle criticità del CNR in cui la questione del precariato era del tutto dimenticata. Non obliviscor. Solo le organizzazioni sindacali confederali hanno dato il loro pieno e incondizionato sostegno a questo movimento. Entriamo quindi nel merito delle tue riflessioni. Come già specificato, non esiste alcun comunicato delle organizzazioni sindacali con un indicazione di voto per il collega Tuzi. C’è stato l’impegno personale di molti dei loro rappresentanti, e questo non è certo un segreto, per evitare che Vito Mocella fosse eletto, per il timore, rivelatosi poi corretto, di avere un rappresentante di TUTTO il personale del CNR con un baricentro spostato su posizioni corporative ed antisindacali, che sono state a mio giudizio divisive del personale invece che inclusive, con l’aggravante di un sistema di voto che consente di eleggere un rappresentante con il voto del 23.1% degli aventi diritto invece di andare al ballottaggio tra i due migliori candidati se nessuno supera il 50% dei votanti al primo turno. La scelta di suggerire il voto per Tuzi fatta da questi colleghi era secondo me comprensibile ma sbagliata, si sarebbe passati dalla padella del corporativismo antisindacale alla brace dell’establishment della Sede Centrale. Personalmente ho votato per Antonio Rizzo, perché pur non condividendo in generale il corporativismo di ANPRI mi sentivo rassicurato dal fatto di avere un rappresentante del personale appoggiato esplicitamente da un’organizzazione sindacale, che avrebbe quindi molto difficilmente potuto assumere un atteggiamento antisindacale. A me risulta del tutto normale che le organizzazioni dei lavoratori siano chiamate a discutere dei modelli organizzativi e di funzionamento del luogo di lavoro, e che, se il luogo di lavoro è un ente di ricerca e i rappresentanti sindacali sono ricercatori, questa discussione debba essere necessariamente intrecciata agli aspetti anche scientifici delle modalità con le quali i lavoratori sono messi nelle migliori condizioni per fare il loro lavoro. Capisco che su questo ci sia un forte disaccordo tra noi, dovuto in parte anche ad una qualità non eccelsa, in passato, degli attori che hanno rappresentato le organizzazioni sindacali. E’ mio impegno, come iscritto ad un’organizzazione sindacale, a migliorare ulteriormente la qualità di questa rappresentanza che ritengo in ogni caso, come ho spiegato, tutt’altro che fuori posto nel CNR.

                          Sperando che in futuro il confronto possa avvenire su basi concrete, senza sarcasmo e senza ulteriori attacchi personali ti saluto, se non cordialmente almeno con rispetto.

                          Giuseppe Mattioli

                      • #7739
                        Sabino Maggi
                        Amministratore del forum

                          La valutazione dell’attività scientifica in base agli indicatori bibliometrici è criticata in tutto il mondo — c’è una bibliografia vastissima in proposito — perché dà una visione molto parziale di quello che costituisce una attività di ricerca. A parte in Italia naturalmente, dove siamo abituati a sposare in ritardo e acriticamente ciò che altrove è già in piena fase di revisione (le valutazioni a-statistiche del’ANVUR insegnano!)
                          Dei ricercatori così scarsi come quelli che dipingi avrebbero tutto l’interesse di appoggiare al 100% la tua proposta di passaggio automatico al livello superiore in base all’anzianità (https://wordpress.com/read/feeds/96080454/posts/2368895001), visto che sarebbero i primi ad esserne favoriti. Se nonostante ciò la criticano c’è qualcosa che non funziona: o sono peggio di Tafazzi oppure la tua visione bibliometricista della loro attività scientifica è molto parziale, se non del tutto falsa.

                          Hai da eccepire alle critiche che ti vengono fatte? Benissimo, tira fuori qualche argomento e rispondi, spiega la tua tesi e accetta il contraddittorio, invece di accusare chi si permette di dissentire da te di raccomandazioni, imbrogli o privilegi, con quella esagitazione dei toni e incapacità di dialogo che sperimentiamo ogni giorno nella vita politica e sociale e di cui abbiamo avuto un plastico esempio negli ultimi giorni. Una pratica ben nota a certi personaggi oggi in voga; quando non hanno argomenti per controbattere tirano fuori lo spadone di latta e denigrano chi la pensa in modo diverso.

                      • #7715
                        giuseppe.mattioli@ism.cnr.it
                        Partecipante

                          Caro Vito
                          Fammi dire che apprezzo sia la risposta tempestiva che il cambiamento di tono rispetto allo scherno dal sapore vagamente razzista da “paesi africani” di Amato, che ha prodotto la mia dura replica (sebbene i dati numerici in essa contenuti siano tristemente veri) di ieri. Avremo tutte le occasioni future per continuare le discussioni sul merito di proposte specifiche come quelle legate alle progressioni di carriera. Fammi solo brevemente puntualizzare due aspetti che sollevi nella tua risposta, sui quali possiamo continuare civilmente a discutere.
                          Come RTD facevo parte dell’elettorato attivo nel 2015, e ricordo benissimo il disappunto estremo degli iscritti alle organizzazioni sindacali, appartenenti alla rete scientifica (personalmente sono iscritto alla CGIL e in genere non ne faccio mistero). Infatti come tu dici le OOSS non esprimono e non devono esprimere candidati per la rappresentanza del personale nei CdA, questo peraltro è fonte di incompatibilità con l’iscrizione, almeno secondo lo statuto della CGIL. Ma in quel caso fecero eccome un’appena velata, folle campagna elettorale per l’ex DG e contro di te, campagna che ha portato i circa 6000 colleghi che non hanno votato per te ad astenersi in considerevole parte. E’ anche per questo che ho firmato il manifesto per dare, nella campagna elettorale per il rinnovo del rappresentante, il massimo risalto a programmi e proposte.
                          Riguardo al Noi e Voi, stavo contrapponendo la mobilitazione dei precari a quella contro circolari&prelievi, senza alcun riferimento alle organizzazioni sindacali. Come ricorderai, ero a Napoli in aprile a discutere un documento sulle criticità del CNR. In quell’occasione bollai come “miserevole” la mancanza nel documento della menzione che ancora circa 1000 colleghi che avevano maturato un diritto specifico all’assunzione, essendo stati inseriti in liste di idoneità a valle di concorsi appositamente organizzati, dovevano essere assunti e si dovevano in qualche modo reperire le relative risorse prima di qualsiasi discussione sull’assetto del CNR. Ricorderai anche che la maggior parte dei numerosi membri del Parlamento presenti condividevano in toto la priorità che io esprimevo. Il rimpianto per la mancanza della saldatura tra le mobilitazioni, per la quale sarebbe bastato mettere da parte qualche inutile asprezza, resta intatto. Speriamo di poter presentare in futuro un fronte più coeso verso l’esterno, per chiedere al Governo ed a Parlamento quello che consideriamo importante.
                          Per finire, ti rimprovero, se non in amicizia almeno in modo rispettoso e senza offesa, un’ostinazione per me incomprensibile nell’opporti all’azione ed alla presenza stessa delle organizzazioni sindacali all’interno del CNR. Non sono sordo e cieco, lavoro a Montelibretti da più di 10 anni se questo dice qualcosa ai più. Ma se da una parte le cose stanno cambiando e sono in parte già cambiate, e te ne sarai accorto anche tu, d’altra parte io credo nel valore costituzionale dell’azione sindacale: l’articolo 39 della Costituzione non è lontano da quell’articolo 33 che per alcuni costituisce l’unica stella polare che guida l’azione del Ricercatore, e fa parte di quel complesso di diritti fondamentali che costituiscono la parte intoccabile della Carta. Il sindacato negli enti di ricerca è fatto da colleghi, magari non tutti sempre all’altezza, sono pronto ad ammetterlo. Però non solo il sindacato svolge un lavoro prezioso per la tutela di tutti i lavoratori, ed io sarei semplicemente terrorizzato dall’assenza delle organizzazioni sindacali di fronte a certe forme di arroganza da parte del datore di lavoro, incluse quelle che hai subito tu. Ma il sindacato degli enti di ricerca ha nella sua tradizione l’elaborazione concreta di proposte scientifico-organizzative (ricordo le vecchie “conferenze di produzione”, con la partecipazione dei Ricercatori e dei Presidenti degli enti). Non si cambiano facilmente convinzioni radicate, ma ti invito a considerare le mie parole.

                        • #7719
                          Vito Mocella
                          Moderatore

                            Personalmente ho il massimo rispetto per l’azione sindacale, quella vera ma colgo una certa differenza fra Di Vittorio e i sindacalisti che frequentano la sede centrale. Comunque è una notizia il fatto che la CGIL appoggiasse Tuzi, perché ufficialmente ha sempre detto che non appoggiava nessuno dei candidati. Ti ricordo che la percentuale di affluenza è stata nel 2015 molto elevata, non so da dove trai la tua statistica. Ma c’è un punto che ti chiedo di chiarire anche perché potrebbe risultare preoccupante. Qual è il tuo commento alla mia risposta sulla frase “fate parte di un ristretto gruppo che per un colpo di fortuna ha tratto beneficio … .Così avete potuto installarvi lì, e avete paura di perdere la vostra posizione di privilegio …” ? Pensi che ci sia qualcuno che abbia tratto dei benefici? Magari è accaduto a mia insaputa, mi puoi far capire a cosa fai riferimento ?

                          • #7720
                            giuseppe.mattioli@ism.cnr.it
                            Partecipante

                              Mai parlato di endorsement da parte delle organizzazioni sindacali, che non c’è mai stato! Questo non significa che parecchi membri del sindacato non abbiano fatto a titolo personale campagna elettorale per Tuzi, come molti sanno, facendo una per me sbagliata ed inopportuna scelta di establishment, perché intravedevano il pericolo per una candidatura con possibili sfumature corporative o addirittura antisindacali. La statistica era a spanne, dato che hanno votato circa 5000 aventi diritto su 8500, quindi in 6500 non hanno votato per te ed in 3500 non hanno esercitato il diritto di voto.
                              I benefici a me chiarissimi, non so ai colleghi, sono quelli derivanti da una posizione privilegiata per visibilità, dalla quale poter raggiungere tutto il personale dell’ente e influenzare l’agenda delle criticità e dei programmi del CNR con tematiche quantomeno secondarie e potenzialmente pericolose e distruttive; una su tutte l’insistenza sull’opportunità di rinunciare alla protezione del contratto di lavoro per gettarsi al buio in uno status giuridico da cui a mio avviso usciremmo come ricercatori con le ossa rotte, costretti come ho detto a Stefano Morara a vendere invenzioni e mirabolanti scoperte scientifiche (“venghino signori”) porta a porta ai nostri stakeholders.
                              E’ per questo che c’è un enorme bisogno di discutere tutte queste tematiche, incluse le proposte per una migliore valorizzazione di tutto il personale del CNR, invece di attaccare in maniera scomposta (non sto parlando di te, a scanso di equivoci) chi cerca di portare avanti una discussione civile con proposte concrete.

                            • #7721
                              Vito Mocella
                              Moderatore

                                Chissà cosa mi pensavo .. credevo che ci fossero concorsi strani, commissioni scelte ad hoc o vantaggi nei tanti soldi e progetti che l’Ente continua a distribuire e invece ci siamo ritrovati al beneficio di discutere dello status giuridico … Augurati che siano sempre questi “i benefici del ristretto gruppo” vicino a chi siede in CdA

                              • #7722
                                giuseppe.mattioli@ism.cnr.it
                                Partecipante

                                  Lo ripeto, volevo parlare di cose concrete invece stiamo qui a parlare di aria fritta

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