Candidature per Consigli Scientifici di Dipartimento

Forum Argomenti CNR Candidature per Consigli Scientifici di Dipartimento

  • Questo topic ha 2 risposte, 3 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 4 anni, 9 mesi fa da elena.ragazzi@ircres.cnr.it.
Visualizzazione 2 filoni di risposte
  • Autore
    Post
    • #7359
      l.sgheri@iac.cnr.it
      Partecipante

        Ciao a tutti, sarebbe iportante, considerate anche le scadenze ravvicinate, che se qualcuno tra i partecipanti al forum volesse avanzare la sua candidatura ai Consigli Scientifici di Dipartimento, lo facesse presente anche nel forum stesso.

        Al di là delle competenze specifiche dei Consigli Scientifici, poco sovrapponibili alle tematiche con le quali siamo alle prese in questi ultimi tempi, mi farebbe comunque piacere votare candidati che condividono una certa idea di CNR nel quale la missione principale dovrebbe essere fare ricerca e non produrre documenti.

      • #7473
        sapeptides
        Partecipante

          Cari tutti, seguendo il suggerimento di Luca faccio presente ai partecipanti al forum che ho deciso di candidarmi per far parte del consiglio scientifico del Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali. Ho presentato la domanda riportando come motivazione, in un impeto di ingenuita’: “presento la mia candidatura per mettere a disposizione del Dipartimento la notevole esperienza, nel campo delle scienze chimiche e tecnologie dei materiali, che ho acquisito in piu’ di 20 anni di lavoro sia in Italia che all’estero”. Infatti, la mia idea sarebbe quella di cercare di indurre la rifocalizzazione dell’attivita’ lavorativa (la nostra missione principale) sulla ricerca e sulla scienza.

        • #7544
          elena.ragazzi@ircres.cnr.it
          Partecipante

            cari Colleghi,
            inaspettatamente si è aperta l’opportunità di eleggere due rappresentanti dei ricercatori nei consigli scientifici dei Dipartimenti. Io mi candido per il Dipartimento Scienze Umane e Sociali – Patrimonio Culturale. Pur essendo solo una piccola cosa, questo rappresenta un bel progresso per incrinare l’autocrazia in vigore nel nostro ente. Purtroppo ben poco è noto su cosa avverrà in tale consiglio e su che ruolo potranno giocare i rappresentanti dei ricercatori in tale ambito. Per questo, volendo esprimere la propria visione su quale potrebbe essere il mio contributo nel caso risultassi eletta, non posso che fare delle congetture ed esprimere linee generali senza riuscire a scendere in quei dettagli tecnici che invece fanno la qualità e la concretezza della rappresentanza negli organi di governo.
            A seguire cercherò quindi di esprimere come concepisco il ruolo di rappresentanza che auspico mi venga assegnato.

            Perché mi candido.
            Il primo motivo è che penso che questa sia un’occasione da non perdere, per cui valga la pena inserire anche questo ruolo all’interno di un’agenda di responsabilità già piuttosto fitta. Come già ho accennato nelle righe introduttive, ritengo fondamentale che ai ricercatori sia data la possibilità di intervenire nella gestione dell’ente, portando la loro visione. In numerose occasioni ho avuto la percezione che molte decisioni strategiche vengano prese senza una chiara comprensione della realtà delle strutture di ricerca, di come funzionano, di quali sono le loro eccellenze e il loro modo di lavorare, in particolare modo per quelle più periferiche (che sia per ragioni geografiche, oppure per ragioni disciplinari). Per questo motivo credo che l’occasione che ci viene data vada presa sul serio e giocata al meglio delle possibilità.

            Perché penso di essere una candidata valida.
            Dispongo di un’ampia rete di conoscenze, anche al di fuori dell’Istituto a cui appartengo (l’Ircres) e presso la sede centrale. Credo che ciò potrà anche agevolarmi nel lavoro, se eletta.
            Ho lunga e variegata esperienza di gestione come responsabile di progetti (sono stata responsabile o referente di 24 progetti, nazionali e internazionali), nei quali ho coordinato l’apporto di partner differenti, con diverse competenze disciplinari e integrando l’azione di ricercatori e partner operativi. So di aver maturato, grazie a questa ricca esperienza, una notevole capacità di interagire con soggetti istituzionali, e con soggetti portatori di visioni e culture differenti. Questo mi ha portato anche a prendere coscienza della complessità della gestione del nostro ente, e ad acquisire qualche conoscenza tecnica che potrò giocare per non essere sprovveduta nella discussione delle scelte strategiche.
            Ho dimostrato in numerose occasioni di essere in grado di favorire la soluzione di situazioni di conflittualità e di favorire processi di convergenza verso posizioni condivise.
            Sento di avere una visione del lavoro di ricerca come missione, che mi fa impegnare con entusiasmo per le battaglie di valore.

            Quale visione per il DSU
            Il valore delle scienze umane e sociali. Se da sempre le scienze umane e del patrimonio culturale sono state minoritarie nel CNR, negli ultimi anni si è accentuato il loro ruolo di cenerentola. Desidero favorire azioni di comunicazione all’interno dell’ente per mostrare il valore (in sé) delle scienze umane che contribuiscono, seppure in modi differenti, al progresso della società con la stessa dignità delle altre discipline. Questo può essere fatto sia attraverso una messa in luce del nostro contributo (per esempio presidiare la presenza sui comunicati stampa e sull’Almanacco della Scienza), sia attraverso l’organizzazione di eventi che siano in grado di coinvolgere personalità di spicco e la stampa, attirando l’attenzione sull’ente grazie alle scienze umane.
            Le scienze umane e sociali come indispensabile complemento delle scienze dure. A livello internazionale è chiara la coscienza che l’avanzamento nelle scienze dure non si trasforma in innovazione, cioè in vero beneficio sociale, se non si inserisce il contributo delle scienze sociali e umane. Già nella programmazione Horizon 2020 l’inserimento di azioni relative alle social sciences and humanities era visto come elemento migliorativo delle proposte. Pochi altri enti hanno la possibilità di sfruttare fecondamente il connubio interdisciplinare fra scienze sperimentali e scienze umane quanto il CNR. Desidero dunque promuovere azioni per valorizzare il ruolo delle scienze umane all’interno di progetti di ricerca nelle scienze sperimentali. Concretamente questo può essere favorito attraverso la ricognizione delle risorse disponibili e la creazione di occasioni di networking nei confronti di istituti di altri dipartimenti promotori di progetti (europei e non).

            I concorsi
            I concorsi sono una nota dolente per il nostro Ente, che per anni non ha garantito quasi nessuna occasione di ingresso e limitatissime occasioni di carriera. Il risultato è stato l’abnorme dilagare del fenomeno del precariato e, per quanto riguarda le progressioni di carriera, l’anomala insufficienza di ruoli dirigenziali . Nei pochi concorsi disponibili l’altissima competizione (molto più elevata nel caso delle scienze umane rispetto alle altre discipline) genera una lotta fra poveri che incrina il clima di rispetto e diventa terreno fertile per l’instaurarsi di pratiche poco corrette. In questo contesto già avverso abbiamo purtroppo assistito a fenomeni di colonizzazione, per cui i pochi posti disponibili sono stati assegnati a fisici o ingegneri. Ritengo dunque fondamentale vigilare sui concorsi, sui meccanismi di formazione delle commissioni, sulla definizione dei bandi e delle aree strategiche. In particolare vorrei:
            – Richiedere maggiore trasparenza nei meccanismi di formazione delle commissioni, vigilando che ci sia una equa rotazione dei membri interni CNR;
            – Inserire nei bandi una più precisa definizione dei profili che risponda alle esigenze del dipartimento e lasci meno spazi di interpretazione arbitraria alla commissione; questo dovrebbe permettere anche di limitare la colonizzazione dei nostri posti da ricercatori provenienti dalle scienze dure;
            – Ridefinire le aree strategiche, rendendole più dettagliate, in modo da avere commissioni più omogenee, in grado di apprezzare la specificità del lavoro di ogni area disciplinare.

            In sintesi
            In conclusione, voglio dire che ho percorso tutta la mia carriera in un ente e, in particolare, in un istituto che mi ha permesso di giocare il mio ruolo di scienziato al servizio della società. Sono cresciuta come ricercatore in un istituto con una storia di ricerca nel campo delle scienze applicate e in un ente da sempre connotato per la sua vocazione multidisciplinare. Nel mio lavoro, gli aspetti teorici sono stati giocati in modo integrato con lo studio per la loro applicazione, e le indagini empiriche hanno permesso anche una riflessione induttiva di più ampio respiro. Questo è un valore che desidero giocare all’interno del comitato.

        Visualizzazione 2 filoni di risposte
        • Devi essere connesso per rispondere a questo topic.