ECUMENISMO E RESTAURAZIONE, IN ATTESA DEL NUOVO PRESIDENTE

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  • Questo topic ha 1 risposta, 2 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 3 anni, 8 mesi fa da lorenzocrocco.
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    • #8705
      Diego Breviario
      Partecipante

        PER AFFERMARSI, L’ECUMENISMO HA BISOGNO DI UNA VERITÀ CONDIVISA E DI PRIMI PASSI CONCRETI
        Il 9 Luglio 2020 il Rappresentante di tutto il personale che lavora al CNR si è rivolto ai suoi rappresentati attraverso un discorso gestito in modalità telematica. Un modo di comunicare per lui irrituale rispetto ad una condotta che privilegia interlocuzioni con gli organismi rappresentativi e, mi dicono, social forum. Congetturo che abbia deciso di esporsi in tal guisa sospinto dall’aggravarsi oltremisura dei tre problemi da lui trattati : un bilancio a consuntivo problematico, un regolamento amministrativo di contabilità e finanza afflittivo e un’applicazione del lavoro agile dai risvolti punitivi. Lo ha fatto esponendo il suo punto di vista richiamandosi più volte, in toni ecumenici, alla necessità di un percorso unitario che sia capace di liberarsi da un sussistente antagonismo di fondo. Ora la strada della virtù, dell’esercizio benevolo, del “volemose bene” tutti quanti è senz’altro encomiabile ma ha bisogno dell’esercizio della verità e di azioni conseguenti. Individuate le entità antagoniste, gli altri e i noi nel linguaggio del Rappresentante del personale, si tratta di favorire la loro reciproca comunione, per sposare appieno l’impostazione ecumenica. A me pare non più negabile che l’esito delle ultime elezioni abbia prodotto, con la radicalizzazione di uno scontro gestito con diversa forza e accortezza dalle due fazioni, una doppia frattura : una trasversale soprattutto tra amministrativi e ricercatori, plasticamente rappresentata dalle ultime circolari e disposizioni, ed una generazionale, tra ricercatori anziani e una buona parte di quelli relativamente giovani. Oggi , ma anche ieri per quel che mi riguarda, ben sappiamo che il Rappresentante del Personale in carica ha beneficiato dell’intero bacino elettorale della Sede Centrale e del tam tam a suo favore promosso dagli iscritti alla chat precari uniti, per un totale di ben più di 1000 consensi. Con un tale quadro di sottofondo, non può quindi essere ascritto solo ai più facinorosi lo stato di attuale conflitto, evidentemente alimentato e sentito da entrambe le parti. Più la si nega questa evidenza, più si nega la doppia frattura, più continuerà a far sentire le sue conseguenze negative. Una doppia frattura al momento gestita in modo pericolosamente anacronistico rispetto alla lezione impartita dalla epidemia da Covid19. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Nonostante la vanagloria di alcuni nostri colleghi scienziati abbia cercato di comprometterla, è infatti evidente che la Scienza è chiamata, e sarà sempre più chiamata, a rispondere in modo libero e dinamico alle sfide sanitarie, ecologiche e climatiche future mentre il carico burocratico dovrà inevitabilmente contrarsi perché agirà da insostenibile freno. Tuttavia, al CNR sembra si voglia procedere al contrario : cambiare i connotati ai ricercatori e burocratizzare la Scienza,. E qui davvero mi interrogo sul fatto che mai sia uscito dal corpo amministrativo anche solo una voce dissenziente, critica delle numerose e spesso inutili norme pensate, adottate e imposte. Possibile siano tutti, ma proprio tutti, d’ accordo ? Non è un carico di lavoro eccessivo e spesso inutile anche per loro? Così sembrerebbe dagli impotenti brontolii che raccolgo in periferia. La frattura generazionale, che pure sarà negata, ma così salta quell’operazione verità indispensabile all’ecumenismo, è almeno altrettanto preoccupante. Durante la fase acuta della lotta dei precari, con il sito Comancio, con l’organizzazione di dibattiti aperti, con la mia personale disponibilità, ho cercato di favorire una evoluzione dei colleghi precari/stabilizzati verso il superamento della sola questione occupazionale perché potessero contribuire a realizzare un nuovo CNR, liberato da quel limite ma anche dai numerosi altri. All’inizio ho effettivamente sperato che la loro onda generazionale travolgesse un sistema di conduzione della Scienza che ho sempre criticato per la sua opacità, la sua ingiustizia e la sua mancanza di programmazione. Sono stato deluso : ho ottenuto poco o niente sul piano dei contenuti e delle analisi, abbastanza come attacchi personali ciechi e ingenerosi. ORA NULLA EMERGE ALL’ORIZZONTE SE NON L’IMPORSI DI UNA GRANDE RESTAURAZIONE. Una condizione pessima in previsione del vicino cambio di Presidenza.
        Persino l’esercizio nobile , disinteressato, facilmente condivisibile della SOLIDARIETÀ, ne è stato travolto. Il Rappresentante del Personale ci ha generosamente riconosciuto “ di averci messo la faccia”(?) ma da un parte ha teso a sottolineare la scarsa consistenza numerica delle adesioni e dall’altra a far sapere che lui ed altri avrebbero a loro volta contribuito alla soluzione del problema in modo concreto ma meno appariscente. Questo non lo posso sapere. In assenza di fatti, registro solo che dopo una lunga fase di silenzio e abbandono dei colleghi dell’IGB al loro destino, la tempistica nell’uscita del Presidente, e le parole usate, fanno pensare che la nostra faccia sia stata spesa davvero bene. Torniamo però, e concludo, sul conteggio quantitativo della solidarietà, un concetto inquietante per un gesto nobile che, ripeto, non costa niente. La solidarietà non è il prosciutto che si pesa in ettogrammi. Basta che sia espressa anche solo da una persona perché il suo scopo sia raggiunto: quello di non far sentire soli coloro che sono discriminati. E ancora. Le firme sono state 450 circa , non so se sono poche o tante, e comunque tutti i sottoscrittori chiedevano di essere trattati come i colleghi dell’IGB. Un bel gesto che non costava nulla fare anche se in disaccordo con la loro posizione, come solo alcuni hanno capito. Sono mancate sì, le firme di colleghi facilmente riconducibili al bacino di riferimento del Rappresentante del personale con alcuni che hanno sentito la necessità di inviarmi osservazioni oggettivamente irrilevanti. Ma la vera sostanza è poi un’altra. Se non riusciamo nemmeno ad esprimere solidarietà a colleghi raggiunti dalla minaccia di un provvedimento disciplinare del tutto fuori luogo, trovo difficile percorrere la santa strada dell’ecumenismo, pur evocandola. E guardate che parlo da esperto, visto il cognome che porto. Saluti. DB

      • #8706
        lorenzocrocco
        Partecipante

          Caro Diego, come sempre un intervento eccellente e lucido, del quale non posso che condividere l’amarezza di fondo. Sarebbe auspicabile che gli spunti che offri possano dare luogo a una discussione davvero “ecumenica”, magari anche dura, ma che parta dalla consapevolezza che il valore comune che tutti dovremmo voler preservare è la vitalità del nostro ente e la sua missione (fare ricerca, farla bene e in condizioni dignitose). Le due fratture di cui parli esistono e riconoscerle apertamente, anche nel rispetto reciproco, è un punto di partenza necessario. In questo, purtroppo, non credo ci aiuti il fatto che l’ecumenismo al quale ci troviamo di fronte sappia troppo di “volemose bene” e “lasciateci lavorare”. Grazie ancora, Lorenzo

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